Toscana

IRAQ: CARD. MARTINO, LA CATTURA DI SADDAM «NON È LA SOLUZIONE COMPLETA AI PROBLEMI DEL MEDIORIENTE

“Si possono eliminare uno, dieci, diecimila terroristi, ma se non elimineremo le cause, i terroristi li avremo sempre con noi”. E’ il commento del card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, alla cattura di Saddam Hussein. “Vedendo quest’uomo nella sua tragedia, con le sue pesanti responsabilità, mi è venuto un senso di compassione, e spero che anche gli altri lo abbiamo provato”, ha detto oggi il cardinale rispondendo alle domande dei giornalisti, in occasione della presentazione del Messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale della pace. “Mi ha fatto pena vedere quest’uomo distrutto, trattato come una vacca a cui si controllano i denti”, ha proseguito Martino, che a proposito delle immagini che hanno fatto il giro del mondo ha osservato: “Avrebbero potuto risparmiarcele”. “Certo, bisogna essere contenti”, ha commentato poi il presidente del dicastero pontificio: ” vista la piega che avevano preso gli avvenimenti, bisognava arrivare a scovare Saddam. Speriamo, però, che questo atto non abbia altre peggiori e brutte conseguenze, perché non è la soluzione completa ai problemi del Medio Oriente”. Una questione, questa, ha sottolineato Martino, che “sta molto a cuore” al Santo Padre e “a tutti i cristiani, perché vedono la terra di Gesù ancora insanguinata”.

Anche nel messaggio di quest’anno il Papa, ha fatto notare il cardinale, “richiama la crisi che continua a imperversare in Palestina e in Medio Oriente”, invitando a “superare la logica della semplice giustizia per aprirsi anche a quella dell’amore e del perdono. E’ una logica difficile da accettare, ma è il nostro messaggio cristiano”.

Interrogato dai giornalisti circa eventuali “preferenze” della Santa Sede sul modo in cui debba essere giudicato Saddam Hussein, il card. Martino si è limitato a dire che “è auspicabile che questa cattura e il processo che ne seguirà avvengano nelle sedi appropriate, e che tutto ciò contribuisca alla pacificazione e alla democratizzazione dell’Iraq”. Tuttavia, ha aggiunto, “è illusorio sperare che la cattura e il processo valgano a riparare i drammi e i danni di quella sconfitta dell’umanità che è sempre la guerra, come ha incisivamente detto Giovanni Paolo II”.

In merito ad una eventuale “pena capitale” per il dittatore iracheno, Martino ha ricordato che “il Papa più volte si è espresso contro la pena capitale, bandita del resto dall’Unione europea, dai tribunali speciali internazionali e dalla Corte penale internazionale”.

“Eliminare le cause” del terrorismo ed “insistere su un’educazione ispirata al rispetto della vita umana in ogni circostanza”: questo, ha detto il card. Martino, l’impegno della Chiesa per la pace, così come emerge dal Messaggio per la Giornata mondiale della pace. “Il Papa, prima durante e dopo il conflitto in Iraq ha espresso il suo pensiero circa la guerra”, intervenendo 32 volte, dal 13 gennaio ad oggi, ha precisato il cardinale, ricordando che il suo “no” alla guerra “risuona ancora” nelle definizioni di quest’ultima come “avventura senza ritorno” o “sconfitta dell’umanità”. Quanto al paragrafo 8 del messaggio papale, quello specificamente dedicato al terrorismo, Martino ha puntualizzato che quando il Papa dice che “l’uso della forza contro i terroristi non può giustificare la rinuncia ai principi di uno Stato di diritto”, vuole sottolineare che “ogni Stato ha un codice, delle leggi, e quindi deve agire secondo quei codici e quelle leggi: non si possono inventare iniziative al di fuori della legalità nazionale e internazionale”.Sir