Toscana

IRAQ, BATTAGLIA NELLA NOTTE A NAJAF, BOMBARDATA FALLUJA

Sono ore di confusione e di notizie contraddittorie in Iraq, dove tutta l’attenzione sembra concentrata intorno al venerato Mausoleo di Alì, la moschea della città santa sciita di Najaf dove si troverebbe asserragliato l’imam ribelle Moqtada al Sadr con i suoi seguaci. Testimoni hanno riferito di intensi bombardamenti americani, che hanno ripetutamente colpito la città, mentre anche i carri armati hanno pesantemente cannoneggiato da terra la zona del Mausoleo e del vicino cimitero. Per tutta la giornata si sono susseguite notizie altalenanti sulle reali intenzioni di al Sadr, dapprima apparentemente disposto alla trattativa poi apparso risoluto nel respingere l’ultimo, estremo appello al disarmo avanzato anche oggi dal governo provvisorio iracheno. Nella ridda di voci e dichiarazioni sembra che – a questo punto – il capo sciita ribelle abbia dichiarato di non voler abbandonare la tomba di Alì (genero di Maometto da cui deriva la corrente minoritaria musulmana degli sciiti) né tantomeno abbia accettato il disarmo dei suoi uomini.

Nella notte le principali agenzie di stampa internazionali riferivano di intensi combattimenti, con il cielo di Najaf illuminato a giorno da bagliori ed esplosioni; difficile capire cosa stia realmente accadendo sul terreno. Intanto anche a Falluja – altra roccaforte della resistenza, questa volta sunnita, circa 50 chilometri a ovest di Baghdad – secondo testimoni oculari l’aviazione statunitense avrebbe attaccato le postazioni dei ribelli. Colpi di mortaio dei guerriglieri avrebbero provocato la morte di almeno otto poliziotti iracheni, mentre la tv satellitare ‘al Arabiya’ mostrava colonne di fumo nero alzarsi dal cuore della zona dei luoghi santi della città; ‘al Jazira’ riferiva invece che l’hotel Doha, in centro, sarebbe stato centrato da aerei americani.

Ieri si è combattuto anche nella capitale, dove le forze della coalizione avrebbero ucciso almeno una cinquantina di ribelli nelle ultime 24 ore, in particolare dopo un’incursione nel quartiere di Sadr City. Le notizie di nuovi e sempre più violenti scontri sono arrivate proprio mentre l’Onu commemorava l’attentato che proprio un anno fa – il 19 agosto – colpì il suo quartier generale all’Hotel Canal di Baghdad, provocando la morte di 22 operatori internazionali, tra cui il rappresentante speciale del segretario generale Kofi Annan, il brasiliano Sergio Vieira de Mello. Tutto il sistema delle Nazioni Unite ieri ha ricordato questa tragica ricorrenza, che di fatto ha segnato l’allontanamento dell’organizzazione dall’Iraq per motivi di sicurezza. Dal Palazzo di Vetro di New York alle numerosi sedi decentrate, in Europa e in molte missioni in Africa e altrove, il personale dell’Onu si è fermato per rendere omaggio ai colleghi caduti in Iraq. A Monrovia, in Liberia, hanno partecipato alla semplice cerimonia anche quattro operatori della locale missione di pace dell’Onu, che dodici mesi fa sopravvissero all’attentato di Baghdad, e che ora si trovano in Africa Occidentale sotto le insegne azzurre delle Nazioni Unite. Misna