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IRAQ, BAGHDAD: AUTOBOMBA DAVANTI A CENTRO RECLUTAMENTO ESERCITO, DECINE DI VITTIME

Almeno 32 persone sono morte e 120 sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba stamani davanti a un centro di reclutamento del nuovo esercito iracheno a Baghdad. Il mezzo, carico di proiettili di artiglieria, è deflagrato vicino ai cancelli di un edificio, situato nei presi dell’aeroporto della capitale irachena, e fuori del quale c’era una lunga fila di iracheni in attesa di registrarsi. Il provvisorio bilancio delle vittime è stato diffuso da fonti ospedaliere. Non è la prima volta che vengono presi di mira i cittadini iracheni che intendono arruolarsi nelle forze governative dell’esercito o della polizia: lo scorso 11 febbraio un analogo attentato nella zona del vecchio aeroporto di Al Muthana a Baghdad davanti a un centro di reclutamento aveva provocato una cinquantina di vittime; altrettanto era accaduto il giorno prima a Iskandariya, città abitata in prevalenza da musulmani sciiti e distante circa 40 chilometri a sud della capitale, dove un altro veicolo era deflagrato davanti a un commissariato di polizia, mentre anche lì era in corso la selezione delle reclute, uccidendo 55 persone.

Dopo le presunte armi di distruzione di massa mai ritrovate, l’Iraq viene assolto anche dall’accusa di aver cooperato con la rete terroristica internazionale al-Qaeda: è questa la conclusione a cui è giunta la Commissione del Congresso statunitense incaricata di indagare sui fatti dell’11 settembre 2001. Lo si afferma in un rapporto presentato ieri alla stampa; il presidente George W. Bush appena martedi scorso aveva ribadito che Abu Musab al Zarqawi “è la prova” delle connessioni tra Saddam Hussein e la rete terroristica. Intanto però in Iraq la guerra, o guerriglia, continua e oggi tra l’ennesimo attacco agli oleodotti e le notizie di numerose nuove vittime di atgtentati provenienti da varie aree del Paese nella capitale irachena, a sorpresa, è arrivato Paul Wolfowitz, il vice segretario di Stato americano che fu uno dei principali e più accesi sostenitori della necessità di un intervento militare in Iraq. Mentre per la seconda volta in meno di 48 ore un tratto dell’oleodotto del sud è stato fatto esplodere paralizzando le esportazioni di greggio a tempo indeterminato e un razzo ha centrato la base americana a Balad (75 chilometri a nord di Baghdad) uccidendo due militari Usa e ferendo altre 21 persone, Wolfowitz si è intrattenuto con esponenti del governo di transizione iracheno (il primo ministro ad interim Ayad Allawi e i ministri della Difesa e degli Interni) per parlare di sicurezza ed esprimere loro le sue preoccupazioni in vista del passaggio di poteri previsto per il 30 giugno. Poco più tardi, a Ramadi, a ovest di Baghdad, una bomba ha distrutto un’auto della polizia e un’altra vettura uccidendo almeno nove persone, incluso un agente. Tra le vittime si potrebbero trovare anche quattro cittadini stranieri, secondo la testimonianza rilasciata all’emittente araba al-Jazeera da un medico di Falluja, Muhammad Jalal. Al Nord, a Kirkuk, è stato ucciso sulla porta di casa a colpi di pistola Ghazi Talabani, 70 anni, un consigliere della Iraq North Oil Company, ‘colpevole’, come molti altri prima di lui, di collaborare con le forze di occupazione. In questo clima sono stati diffusi anche i risultati di un sondaggio commissionato dall’Autorità provvisoria di Baghdad e che mostra come oltre la metà degli iracheni si sentirebbe molto più sicura se gli americani se ne andassero subito. Al loro posto potrebbero forse arrivare i soldati che ieri Tunisia e Marocco si sono detti pronti a inviare in Iraq. La proposta dei due Paesi nordafricani è arrivata direttamente da Istanbul dove si è conclusa la riunione dell’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci), che ha espresso tutto il suo sostegno all’indipendenza politica dell’Iraq.Misna