Toscana

IRAQ, ANCORA VIOLENZE, ACCUSA CHIEDE PENA DI MORTE PER SADDAM

Almeno 16 persone hanno perso la vita nella sola mattinata di oggi in Iraq: un’autobomba parcheggiata è esplosa al passaggio di un convoglio di soldati iracheni a Baghdad, uccidendo tre soldati e due civili e ferendo nove passanti. A Kerbala, città sciita a sud della capitale, il capo di un commissariato della regione e tre suoi uomini sono stati assassinati in un agguato, mentre a Madaen, a sudest di Baghdad, uomini armati hanno ucciso a colpi d’arma da fuoco una donna e i suoi due figli. Altre quattro persone sono morte nel resto del paese in sparatorie isolate. Ieri uomini armati avevano rapito 10 lavoratori di una panetteria del quartiere a maggioranza sciita al-Kadhimiya, mentre il consiglio dei Mujahideen – gruppo terroristico legato ad al-Qaeda – ha rivendicato la responsabilità di quattro delle sette bombe esplose sabato a Bagdad che hanno ucciso 43 persone, nonostante la vasta operazione di sicurezza “Avanti insieme” che vede dispiegati nella capitale migliaia di soldati iracheni e statunitensi. A ovest di Baghdad, le forze irachene e della coalizione hanno iniziato un’offensiva contro i ribelli sunniti nella loro roccaforte di Ramadi.

La provincia meridionale di al-Mouthanna, invece, entro il mese prossimo sarà abbandonata dalle truppe della coalizione: “progettiamo di trasferire la gestione della sicurezza dalle truppe della coazione alle forze locali – ha spiegato il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki – e il primo governatorato dove avverrà sarà la provincia di al-Mouthanna, il mese prossimo”.

È ripreso intanto il processo contro il deposto dittatore Saddam Hussein e sette gerarchi dell’ex-regime accusati di crimini contro l’umanità per l’uccisione di 148 sciiti nel villaggio di Dujail nel 1982: al termine di una lunga requisitoria, il procuratore generale Jaafar al-Moussaoui ha chiesto che venga comminata la pena di morte a Saddam, al suo fratellastro ed ex-capo dei servizi segreti Barzan al-Tikrit e all’ex-vice presidente Taha Yassine Ramadan. “Chiediamo che la corte infligga loro la punizione peggiore e risarcimenti morali e finanziari per i nostri clienti” ha detto nella propria arringa un avvocato della parte civile.Misna