Solo tre chiese aperte a Mosul, niente veglie natalizie, ma solo messe al mattino per motivi di sicurezza. La minoranza cristiana in Iraq si appresta a vivere il prossimo Natale, in modo sobrio ed essenziale, tra la paura di attentati e timida speranza, quest’ultima rinvigorita dalle parole di Benedetto XVI, rivolte alla cara terra dell’Iraq, che aprono il suo Messaggio per la pace diffuso oggi. Celebreremo solo in tre parrocchie. Altre sei chiese della città sono chiuse dichiara in un’intervista al SIR, mons. Emil Shimoun Nona, arcivescovo di Mosul, una delle città maggiormente colpite dalla violenza anticristiana – non ci sono muri a difesa delle chiese o scanner ma solo polizia ed esercito a presidiare la zona. I fedeli ormai hanno quasi tutti lasciato la città. Molte famiglie stanno vendendo le loro case, se ne vanno nei villaggi vicini, o nel Kurdistan dove vivono in affitto, e non torneranno più. Per non mettere a repentaglio la vita dei cristiani rimasti celebreremo solo la mattina del 25 dicembre. Lo faremo nello spirito di preghiera e di condivisione verso le famiglie delle vittime degli attacchi anticristiani come richiesto dagli stessi leader religiosi, non più tardi di qualche giorno fa, in un messaggio. Anche a Kirkuk, 250 km. a nord di Baghdad, la situazione è molto complicata come testimonia al SIR il suo arcivescovo, mons. Louis Sako. Abbiamo deciso di non celebrare, in segno di lutto, le veglie di Natale. Per la prima volta da sette anni non avremo quindi la veglia natalizia. Sono in programma solo le messe del 25 dicembre. Con questa decisione spiega il presule – non vogliamo mettere a rischio la vita dei fedeli che affollano i luoghi di culto. Possiamo proteggere le chiese ma non loro, che una volta usciti, al termine delle celebrazioni, sarebbero dei bersagli, tra l’altro anche riconoscibili dagli abiti della festa indossati. Per questo Natale è intenzione dell’arcivescovo non ricevere visite augurali ma di scrivere una lettera in cui ribadire sconcerto per l’attacco alla Chiesa di Baghdad. Non è stato un semplice attentato ma un vero e proprio attacco alla Chiesa. Chi potrà assistere alla veglia di Natale saranno, invece, i 100 profughi accolti nella parrocchia di Sulemanya, nel Kurdistan iracheno. Tuttavia, riconosce mons. Sako, non c’è l’atmosfera giusta nei nostri fedeli: la strage degli innocenti che leggiamo nel Nuovo Testamento, ordinato da Erode, la viviamo sulla nostra pelle ogni giorno.Sir