Un appello in 8 punti per rivendicare protezione delle minoranze, rispetto dei loro diritti, e un numero maggiore di rappresentanti cristiani nelle istituzioni nazionali e locali. A lanciarlo il 26 giugno, ma la notizia è stata diffusa solo ieri dal sito Ankawa.com, un gruppo di 76 leader cristiani iracheni riunitisi a Qaraqosh, nei pressi di Mosul. Nell’appello i capi cristiani chiedono, tra le altre cose, degli emendamenti costituzionali per rafforzare i diritti della minoranza cristiana, il finanziamento di programmi che facilitino il rientro dei rifugiati e l’istituzione di una Commissione nazionale per gli Affari delle minoranze che promuova il dialogo pacifico tra gruppi etnici e religiosi. Consapevoli che la coesistenza e il dialogo passano anche attraverso l’istruzione e la sicurezza, i leader firmatari chiedono anche la creazione di una università nella provincia di Ninive, il rafforzamento della sicurezza per le comunità più vulnerabili, maggiori investimenti per infrastrutture nelle aree più arretrate e popolate dalle minoranze. L’arcivescovo cattolico caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha ribadito che i cristiani non devono lasciare l’Iraq ma testimoniare la loro fede al loro Paese. Si stima che dalla caduta del regime di Saddam Hussein, nel 2003, circa la metà dei cristiani iracheni, vale a dire un milione di fedeli, sia stato costretto a lasciare il Paese.Sir