Alcuni premi Nobel e i registi italiani hanno lanciato ieri sera a Roma un appello per chiedere la liberazione del regista iraniano Jafar Panahi, Leone d’Oro a Venezia, e di tutti coloro che sono stati arrestati dal regime iraniano dopo le elezioni di giugno. Chiedono inoltre la cessazione di ogni forma di violenza e di tortura contro il popolo iraniano. La petizione internazionale, promossa dal Premio Nobel per la pace Alfredo Perez Esquivel e da Fabio Alberti, fondatore dell’associazione Un Ponte per…, è stata diffusa su internet dopo l’arresto, il 1° marzo scorso, del regista Panahi insieme a familiari e colleghi (14 persone): sono in carcere solo per aver filmato le proteste di piazza seguite alle elezioni del giugno scorso. Si sta impedendo ai cittadini iraniani di esprimere democraticamente il proprio dissenso denuncia l’appello -. Tutti coloro che cercano di far conoscere al mondo cosa sta succedendo vengono messi a tacere e privati della loro libertà. All’incontro di ieri sera è intervenuta, in collegamento dall’estero, il premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi, l’avvocatessa iraniana a cui il regime di Teheran ha sequestrato l’anno scorso il premio: La situazione in Iran è sempre più grave ha affermato -: le persone, ormai, non vengono più arrestate per quello che dicono ma per quello che pensano. Esquivel, in collegamento da Buenos Aires, ha invitato a sottoscrivere l’appello ricordando di essere sopravvissuto grazie alla mobilitazione internazionale. Nella petizione viene chiesto che sia restituita a tutti i nostri concittadini e concittadine iraniane, a partire da Jafar Panahi, la libertà di protestare, di filmare, di scrivere, di opporsi e di agire apertamente in modo non violento, per il cambiamento politico. Rivolgendosi alla comunità internazionale, alle organizzazioni sociali, dei diritti umani e ai governi, si implora la cessazione di ogni forma di violenza e di tortura contro il popolo iraniano: La repressione e la ferocia contro questo popolo si legge sono un’offesa verso la democrazia e rappresentano una gravissima violazione dei diritti umani. L’appello ha già raccolto sul social network Facebook 7500 firme.Sir