Cosa posso dire della mia Africa? È stata un’esperienza grande, totalmente diversa da come l’avevo pensata e immaginata. L’Africa ti entra nel cuore, nelle viscere, con i suoi odori, i suoi colori, i suoi suoni. È un incontro con te stessa che passa inevitabilmente dall’incontro con gli altri, per un’altra parte di mondo che non puoi immaginare. Sono state tre settimane di provvidenza e miracoli. Tutto quello che sarebbe dovuto succedere non è accaduto, lasciando lo spazio a sorprese che ci hanno stupiti giorno dopo giorno. Tre frasi hanno segnato la mia presenza in Sierra Leone. «Ringrazierai le stelle», mi ha detto un mio fratello africano un giorno mentre mi lamentavo del mio paese. «Il tuo primo viaggio in Africa sarà come un battesimo», mi ha sussurrato una sorella italiana che benediceva la mia scelta di partire. «Non sei qui per te, né per l’Africa, né tanto meno per gli africani. Se sei qui è per Gesù Cristo», ha sentenziato il padre comboniano a conclusione delle lodi mattutine pregate un giorno davanti all’oceano di Free Town. E ho ringraziato le stelle. Sono stata battezzata. Ho capito che l’unico legame tra me e loro può essere in Gesù. Dopo il mio rientro in Italia mi sono più volte sentita dire che ho avuto un bel coraggio a partire. A questo mi piace rispondere che credo sia molto più facile andare laggiù che tornare qui con una coscienza. E’ più semplice condividere Cristo con gli africani che testimoniarlo tra la mia gente.Giulia