La voce, solitamente pacata, di Benedetto XVI si carica di vigore e scatena l’entusiasmo generale nello stadio Bentegodi di Verona. Una folla da stadio, dunque? Non direi, a giudicare dallo striscione che leggo alle mie spalle: «Speranza: il sogno di Dio per l’oggi», quasi la risposta ad un mandato.La celebrazione eucaristica è stata il vertice del Convegno ecclesiale di Verona che per cinque giorni ha coinvolto 2700 fra Vescovi, delegati diocesani ed invitati, in un crescendo di preghiera, riflessione e vita di Chiesa. Tutte queste dimensioni si intrecciano nella mia memoria di delegata della diocesi di Arezzo e necessitano di qualche momento di «decantazione»per essere elaborate e riproposte in una sintesi efficace alle nostre comunità.Chi temeva, anche fra gli stessi delegati, di assistere all’evento autocelebrativo di una Chiesa trionfante, si è trovato immerso in un momento di autentica comunione ecclesiale. Ogni delegazione condivideva l’albergo con il proprio Vescovo; ciò ha creato un clima di familiarità e di scambio,rafforzando il senso di appartenenza. Il clima di comunione ecclesiale è stato la cifra di tutto il Convegno. La scelta di orientare il confronto sulle principali dimensioni costitutive della sfera antropologica, i cinque ambiti, ha favorito la trasversalità della riflessione, mantenendo una visione unitaria del contesto attuale.Ciò ha rappresentato in modo quasi «plastico» la scelta della «pastorale integrata», cui i pronunciamenti dei Vescovi italiani hanno più volte fatto riferimento. Da sottolineare anche l’ampiezza e la profondità del dibattito, che muoveva sempre da interventi altamente qualificati, ma si arricchiva di tutti i contributi, nella piena valorizzazione dei carismi e delle competenze.Un’altra presenza che mi ha favorevolmente colpito, anche per una sensibilità personale, è stata quella del linguaggio artistico. Una mostra di opere pittoriche e scultoree era ospitata negli ambienti della Fiera dove si è svolta gran parte dell’assise. E la musica costituiva parte integrante della preghiera che ogni mattina. La musica operistica e l’oratorio «Resurrexi» composto per questa occasione hanno completato il quadro di una manifestazione molto curata.Lo stile di questo Convegno, e ancor più i contenuti che ne sono emersi, mostrano un’apprezzabile maturità ecclesiale, scevra da letture ingenue della realtà o, all’opposto, da catastrofismi fuori luogo. Per le nostre comunità si apre ora un cammino di proseguimento nel segno della speranza, il cui nome è Cristo crocifisso e risorto. In questo nuovo ripartire, il Papa ci incoraggia e ci sprona: «Recate a tutti l’annuncio della conversione, ma date voi per primi testimonianza di una vita convertita». Accogliamo con umiltà ed entusiasmo il suo invito e disponiamoci a riprendere la strada secondo le linee che nei prossimi mesi ci offrirà la Chiesa italiana.Silvia Mancini