Opinioni & Commenti
Io, assessore, alle prese con la miseria quotidiana
I poveri di oggi spesso sono i «soli», coloro i quali hanno costruito una vita a propria misura, confidando esclusivamente sulle capacità di autoorganizzazione. I poveri delle nostre comunità li incontriamo tra quanti vivono con un solo reddito, a volte anche precario, in un nucleo familiare numeroso, con minori o soggetti che necessitano di particolari cure. Sono molti i cosiddetti «nuovi poveri», identificabili in alcune fasce e categorie ancora troppo ignorate nel panorama delle indagini sociologiche. Penso ai giovani in cerca di lavoro, sempre più indaffarati a rincorrere i «lavori flessibili», oppure a tentare invano di rendere fruttuosa una laurea tanto sudata quanto talvolta incapace di offrire loro soluzioni professionali adeguate.
Sono poi da considerare coloro che riescono a vivere dignitosamente solo perché nel nucleo familiare in cui si trovano il sostegno arriva dai genitori o addirittura dai nonni. Penso, inoltre, ai soggetti fragili di fronte alle tante sollecitazioni della società del consumo che finiscono in situazioni disperate e di non ritorno a causa di sovraesposizioni economiche rispetto alle proprie possibilità. Tra i nuovi poveri vanno ricordati quelli che quotidianamente sono penalizzati perché stranieri e quanti perdono il passo perché considerati inadatti al processo tecnologico di sviluppo di questa società sempre più selettiva.
Le povertà vecchie e nuove si combattono con un capillare, quotidiano e mirato impegno progettuale capace di incidere prima ancora che sul piano dell’assistenza sociale, sul piano di una cultura fatta di sempre nuove attenzioni alle relazioni umane, alla solidarietà concreta, all’inclusione dei più deboli del momento, al rispetto delle regole, agli investimenti di risorse umane e finanziarie, volti non a tamponare o a rimediare, bensì a costruire nuove personalità di uomini e donne capaci di sentirsi parte di una comunità in cui o si cresce e ci si sviluppa insieme, o si è destinati all’esclusione ed alla selezione di una fascia sempre più ampia di soggetti.
Proprio nel crescere insieme devono trovare spazio esperienze di collaborazione ed integrazione dei diversi soggetti (istituzioni pubbliche, volontariato, cooperazione sociale, organizzazioni rappresentative di categoria). Particolarmente significativa in questo senso l’esperienza promossa dal Comune di Sesto, della cosiddetta leva delle famiglie, progetto di cittadinanza attiva offerto a quanti desiderano inserirsi in un percorso di responsabilità civile nella comunità cittadina e che sicuramente produrrà nuove energie vitali nella costruzione di quella rete di protezione sociale di cui oggi c’è tanto bisogno.
Povertà, al via un piano regionale