Italia
Intesa Cet-Martini: la lettera aperta dei consiglieri regionali di Fi e Udc
Sul carattere di tali intese e di tali consultazioni, che ci sembrano del tutto sorprendenti per metodo e per oggetto, vorremmo intervenire anche noi, in quanto cattolici impegnati in politica e in quanto fedeli laici che, nella autonomia affermata e riconosciuta dall’insegnamento della Chiesa, cercano con il loro lavoro di concretizzare nella politica della Regione i principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
Ci ha colpito e al contempo sconcertato, la Sua affermazione, Eccellenza, secondo cui la bussola delle Intese sopra menzionate, tra la CET e il Presidente della Regione, è la difesa della dignità della persona. Infatti se la CET e il Presidente Martini sono accomunati dal servizio alla persona e se il loro obiettivo comune è la promozione globale della persona, ci chiediamo quale sia il motivo per cui dall’agenda della collaborazione siano esclusi temi fondamentali dell’affermazione della dignità della persona, come la difesa della vita dal concepimento fino al suo termine naturale, la lotta contro le tossicodipendenze, il sostegno adeguato e non puramente verbale alle famiglie fondate sul matrimonio, la difesa del pluralismo nella scuola e la libertà di educazione.
Lei può stare certo, Eccellenza, che non sarà l’amarezza di tali constatazioni che ci fermerà nella difesa di questi valori, richiamati recentemente con il massimo dell’autorità dalla Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento di cattolici nella vita politica, della Congregazione per la Dottrina della fede (cfr. in particolare n. 4). Ma ci permetta di esternare le nostre perplessità circa l’effettiva volontà di difendere questi principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa da parte del Presidente Martini e della sua maggioranza.
Infine, elemento di ulteriore sconcerto, è la presenza tra gli oggetti della consultazione fra la CET e il Presidente Martini, di temi quali il welfare e la qualità e la quantità del lavoro; la valorizzazione dei beni culturali di interesse storico e religioso, appartenenti a istituzioni ecclesiastiche in quanto contribuiscono a portare lavoro e a favorire il turismo, dato che il patrimonio artistico rappresenti una grande risorsa non solo dal punto di vista culturale e spirituale, ma anche un’occasione per lo sviluppo di attività economiche e professionali altamente qualificate; l’attivazione di percorsi di formazione professionale degli addetti ai relativi servizi; accordi e programmi congiunti con forme di compartecipazione organizzativa e finanziaria.
Non ci risulta, infatti, che la gestione diretta di questi e altri settori della vita sociale, civile e politica sia di pertinenza dei Vescovi, i quali fermo restando il diritto e il dovere di pronunciarsi su risvolti di carattere morale anche di strutture politiche, economiche e sociali hanno invece l’alto compito della guida del Popolo di Dio loro affidato e di istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, come ribadisce la già citata Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (non a caso indirizzata anche ai Vescovi) al n. 3: Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete e meno ancora soluzioni uniche per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale.
Eccellenza, a questo punto, di fronte all’eloquenza dei fatti crediamo sia comprensibile il disagio del primo Gruppo di opposizione del Consiglio regionale toscano il gruppo di Forza Italia, in maggioranza rappresentato da cattolici e dal gruppo dell’UDC che si ispira anche in via più diretta alla tradizione della Dottrina Sociale Cristiana. Come pure ci permettiamo di avanzare qualcosa in più di un dubbio sulla opportunità che il Presidente della CET e vice Presidente della CEI, in un articolo di fondo su un organo di partito qual’è L’Unità intervenga, esponendo, fra l’altro, pensieri parziali e quantomeno opinabili. Forse, in un momento storico particolarissimo, come quello attuale, ci attenderemmo da parte dei nostri Pastori maggior prudenza nel prendere posizioni che ben si prestano a strumentalizzazioni politiche e creano smarrimento in tanti credenti. Come pure sarebbe nostro desiderio di non sentirsi, in Toscana, emarginati e rimanere inascoltati solo perché cattolici che non militano in partiti del centrosinistra.
E al riguardo ci preme concludere citando ancora la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, sperando possa acquistare un certo valore anche nella nostra Terra: Sul piano della militanza politica concreta, occorre notare che il carattere contingente di alcune scelte in materia sociale, il fatto che spesso siano moralmente possibili diverse strategie per realizzare o garantire uno stesso valore sostanziale di fondo, la possibilità di interpretare in maniera diversa alcuni princìpi basilari della teoria politica, nonché la complessità tecnica di buona parte dei problemi politici, spiegano il fatto che generalmente vi possa essere una pluralità di partiti all’interno dei quali i cattolici possono scegliere di militare per esercitare particolarmente attraverso la rappresentanza parlamentare il loro diritto-dovere nella costruzione della vita civile del loro Paese (n. 3).
Con deferenza e cordialità auguriamo una S. Pasqua di Pace;