Vita Chiesa
Intervista alle claustrali: «Noi che abbiamo scelto l’amore di Dio»
di Ugolino Vagnuzzi
Siamo saliti sulla collina del Belvedere alle falde di Monte Morello, nella zona nord-est di Firenze, da cui si domina un magnifico panorama della città e delle colline fiorentine. Nel cuore di questo luogo privilegiato dalla Provvidenza c’è il monastero di Sant’Agnese d’Assisi. Ci siamo affacciati dalla grata che separa le innamorate di Dio dal resto del mondo e abbiamo avuto l’occasione di dialogare con molto interesse e tanta curiosità con una di quelle monache.
Vi chiamate «Clarisse di Sant’Agnese d’Assisi». Perché?
«Perché Sant’Agnese è la nostra fondatrice e formatrice nella Regola di S.Chiara. Agnese è la sorella di sangue di S.Chiara, la “pianticella” di San Francesco: si tratta di tre grandi anime che scalano il Cielo unite da un’unica cordata, cioè la spiritualità francescana. Francesco, con il suo particolare carisma riuscì ad infiammare il cuore di Chiara per una nuova forma di vita consacrata. E Chiara trascinò dietro di sé la sorella Agnese, che la seguì sempre sulle orme di Francesco. Un giorno il Santo la chiamò a sé e le comandò di recarsi a Firenze per formare una comunità di donne che desideravano concretizzare la forma di vita come quella di San Damiano. Ecco le tappe delle Clarisse a Firenze: Monticelli, San Piero in Gattolino, Montedomini,ecc: e a Coverciano. Da qui il trasferimento definitivo sulla collina di “Belvedere” alle falde di Monte Morello».
Quante monache siete in questo Monastero?
«Siamo dieci, provenienti da diverse regioni»
In un mondo che vive di agnosticismo, di ateismo e di corsa alla ricchezza con una cultura laica e fortemente anticlericale, qual è la vostra posizione?
«Siamo anime consacrate e che Dio ha chiamate a questa vita con una particolare vocazione, quella, cioè, di pregare anche per chi non ha avuto la gioia di una fede religiosa. Il nostro ideale è quello di mettere in pratica la Regola che Santa Chiara, unitamente a San Francesco ha scritto per noi: seguire il Santo Vangelo, e ci sentiamo felici di camminare sulla strada che ci ha tracciato così brillantemente la nostra fondatrice Sant’Agnese».
Il vostro modo di vestire non è un ricordo dei secoli passati?
«Per noi rappresenta il nostro mondo, quello di Agnese e di Chiara e desideriamo riproporlo anche al mondo contemporaneo come testimonianza di vita consacrata».
La gente difficilmente comprende il valore della vostra velatura. Voi cosa ne dite?
«Lasciamo a tutti la libertà di critica. Ma noi teniamo molto alla nostra Regola e alla nostra tradizione secolare: la velatura è segno della nostra consacrazione totale al Signore».
Nella vostra giovinezza come avete risolto il problema sentimentale?
«Tra l’amore umano e quello divino abbiamo fatto la nostra scelta: l’amore di Dio».
Economicamente come ve la cavate?
«Con le pensioni sociali, col compenso dei nostri lavori e con la generosità di tanti benefattori che ci vogliono veramente bene».
È facile per voi vivere, alla lettera, la vostra Regola?
«Riconosciamo che siamo anche noi esseri umani con tutte le nostre debolezze. Però confidiamo nell’aiuto di Dio che ci ha chiamato a questa vita, e questa fede ci rende interiormente tranquille, serene e ricche di gioia interiore, pur essendo impegnate nella scrupolosa osservanza dei quattro voti di castità, povertà, obbedienza e clausura, ma desiderosa sempre di ricominciare ad ogni difficoltà».
Il mondo vi considera donne inutili e fuori del contesto sociale. Cosa pensate di questo giudizio fortemente negativo?
«Purtroppo il mondo non è bene informato sulla nostra vita e non sa apprezzare le scelte che noi facciamo, dietro una chiamata da parte di Dio».
Dalla vostra grata come vedete la società contemporanea?
«La vediamo molto confusa, priva di ideali sani, ricca di arrivismi. Che invece di offrire serenità agli uomini, apportano tanta tristezza, mancanza assoluta di morale che fa dimenticare i valori dei comandamenti di Dio».
Il Cardinale Martini, nel suo ultimo libro «Qualcosa di così personale» parla di preghiera di lode, di ringraziamento e di offerta. La vostra preghiera come è?
«Condividiamo in pieno la parola del Cardinale e possiamo testimoniare che la nostra preghiera è di lode, di ringraziamento e di offerta e di riparazione».
Uno scrittore dell’Ottocento scrisse: «La preghiera è un tuffo dell’anima in Dio».
«È ciò che pensiamo anche noi, nella quiete del nostro monastero, dove ogni attività che realizziamo è fatta sempre come Dio fosse al nostro fianco».
Il Salmo 41,3 ci dice che «L’anima mia ha sete del Dio vivente». Avete voi questa insaziabile sete ?
«Sì. Il silenzio, il raccoglimento, le letture sacre, l’amore fraterno fra di noi ci fanno avvertire che Dio non è lontano da noi e suscita in noi il grande desiderio di averlo accanto e siamo veramente felici perché in buona compagnia!»
Scriveva San Bernardo di Clairvaux: «O beata solitudine, sola beatitudine!» Voi potete gridare con gioia la vostra solitudine?
«La nostra è stata una libera scelta di vita consacrata che è giustificata dalla Regola che abbiamo professato. I nostri voti non sono pesanti, ma se accettati con entusiasmo come abbiamo fatto tutte noi, costituiscono la più grande gioia della vita».
Ma nel monastero sarete impegnate anche in qualche lavoro?
«Certamente. San Francesco deplorava i Frati Mosca (vagabondi) e il suo ammonimento vale anche per noi che ripudiamo qualsiasi forma di ozio. È bello vedere ogni monaca impegnata nel proprio lavoro, tra spazi di preghiera che nel nostro monastero mettiamo al primo posto. Durante la giornata abbiamo anche momenti di ricreazione in comune».
Gandhi scriveva: «La vita è soltanto là dove c’è amore». Ma voi vi volete bene?
«Noi ci sentiamo famiglia e partecipiamo alle sofferenze e alle gioie di tutte con grande spontaneità».
Care sorelle innamorate di Dio, godetevi la vostra gioia spirituale. Osservate i vostri quattro voti, fedelmente. E avrete scoperto così il segreto della vostra felicità nel monastero oggi. E domani nell’amplesso amoroso di Dio. Per tutta l’eternità.