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Intervista al candidato: BOSI (Udc)

DI CLAUDIO TURRINISenatore Bosi, in Toscana l’Udc ha promosso un referendum contro l’abolizione della preferenza alle elezioni regionali e poi avete varato una legge simile per le politiche. Non le sembra una contraddizione?

«Assolutamente no. L’Udc ha chiesto e ottenuto una legge proporzionale, che consente a ciascun partito di manifestare la propria caratterizzazione. Poi, dato che la proposta della Cdl non le prevedeva, abbiamo presentato un emendamento sulle preferenze che alla Camera ha avuto circa 55 voti – e noi siamo 37 –. Il problema è che tutti questi amanti della preferenza a posteriori non ci hanno sostenuto, votando con noi».

A differenza di 5 anni fa adesso c’è una forte competizione anche all’interno delle coalizioni. Cambiano i rapporti di forza nei confronti di Berlusconi?

«I rapporti di forza sono quelli che derivano dai voti. Noi riconosciamo il ruolo politico di Berlusconi, che tiene insieme la coalizione, e non l’abbiamo mai messo in discussione. Ma non è scritto da nessuna parte che il capo della coalizione sia anche il presidente del consiglio. Ciascun partito fa la sua proposta e chi otterrà più voti farà il capo del governo».

Nel centrosinistra ci sono radicali e no-global. Ma anche voi avete presenze ingombranti, come formazioni nostalgiche del fascismo…

«Non dobbiamo scambiare le cose marginali con quelle serie. Ci sono state votazioni su leggi importanti che interessano il mondo cattolico, a partire dalla fecondazione medicalmente assistita, e abbiamo visto che il centrosinistra è sempre contro e il centrodestra è sempre a favore. E poi basta vedere cosa è successo in Toscana, dove governa il centrosinistra: sono stati i primi ad introdurre la pillola abortiva, hanno fatto la legge sulle convivenze civili…. Nel mondo tutti i partiti dc sono alternativi alla sinistra. Noi siamo al posto giusto: sono gli altri che sono in difficoltà. Come fa un cattolico a votare per i radicali? Loro sono venuti prima da noi a chiederci se li imbarcavamo, ma noi abbiamo detto di no. Poi sono andati da Prodi che invece li ha accettati».

Perché un elettore che si riconosce nel centrodestra dovrebbe votare Udc invece, che il partito del premier?

«Perché l’Udc è il partito che meglio rappresenta quest’assieme di valori e di ideali di cui parlavamo ed è il partito che vuol prendere la testa dei moderati in Italia. Vogliamo anche che l’identità cristiana sia affermata e non cancellata. Non siamo degli integralisti: crediamo in uno stato laico che assume come riferimento alcune impostazioni culturali, come quella della famiglia naturale fondata sul matrimonio. La coalizione ci è venuta dietro, ma per certe leggi siamo stati un elemento trainante, correggendo ad esempio la Bossi-Fini per consentire la regolarizzazione degli immigrati che vogliono lavorare. Nell’ultima finanziaria abbiamo fatto approvare il bonus per i nuovi nati e nel programma abbiamo fatto inserire il quoziente familiare…».

Nel programma della Cdl non si dice niente sul problema dell’immigrazione. Non potete pensare che tutto sia a posto con il varo della Bossi-Fini…

«Non riteniamo che rimangano cose da fare in questo campo. Il sistema che abbiamo voluto sta funzionando: ogni anno vengono fissate le necessità dell’Italia, le quote, e ammettiamo alla regolarizzazione o al nuovo ingresso quelli che sono richiesti per lavorare. E abbiamo anche contrastato fortemente l’immigrazione clandestina».

Anche sulla politica estera, sia europea che internazionale, il programma della Cdl è molto lacunoso. Non le sembra che in questi cinque anni l’Italia si sia troppo appiattita sugli Usa?

«No. Ritengo che con le missioni all’estero, in Iraq come in Afghanistan, il nostro Paese abbia dato una buona immagine di sè. Non abbiamo fatto la guerra a nessuno, siamo andati con intenti umanitari per difendere i più deboli, dal terrorismo, per difendere la vita di tante persone e aiutare la ricostruzione delle condizioni per la convivenza civile. E dobbiamo rendere onore ai nostri militari che, anche a costo della loro vita, hanno dato una bella immagine dell’Italia. Starsene a casa nostra a guardare, limitandosi a scandalizzarsi per le tragedie non è una scelta apprezzabile. Del resto l’Onu ha invitato tutti i paesi a partecipare a queste missioni, e sono quelli che hanno deciso di non partecipare, come la Francia o la Germania, che devono delle spiegazioni al mondo».

Incremento delle pensioni minime a 800 euro e taglio di tre punti del cuneo fiscale. Dove troverete i fondi necessari?

«I provvedimenti che prevediamo noi non sono onerosi come quelli che promette Prodi. Del resto provvedimenti come quelli che abbiamo in programma li abbiamo già avviati, trovando le risorse. Ricordo che abbiamo eliminato la tassazione sui bassi redditi e aumentato già le pensioni minime. Vogliamo andare avanti su questa strada, rendendo più leggero lo Stato, secondo il principio di “meno Stato e più società”. Come bisogna andare avanti sulle privatizzazioni, ma fatte bene, non come quelle che fece Prodi, che furono delle regalie ai privati».

Provi a convincere un elettore che non si riconosce in queste due coalizioni ad andare a votare il 9 aprile e a votare per voi.

«Chi non vuole andare a votare sbaglia, perché finisce per favorire il voto degli altri. Chi non è d’accordo né con Berlusconi né con Prodi, deve esaminare le cose fatte e i programmi, prescindendo dai due leader. In un momento in cui sembra che la scelta sia tra una persona e l’altra io dico: scegliamo tra un’opzione politica di un tipo o dell’altra. In ballo ci sono due modelli diversi di società, di valori».

Francesco Bosi è nato a Piacenza il 7 aprile 1945, ma è sempre vissuto in Toscana. Sposato, 4 figli, ha iniziato giovanissimo l’attività pubblica, prima con incarichi sindacali nella Cisl, poi nella Dc. È stato anche tra i fondatori del Mcl. Consigliere comunale a Firenze dal 1975 e poi assessore dal 1983 al 1985, nel ’94 è tra i fondatori del Ccd. Nel ’96 viene eletto senatore per il Polo per la Libertà nel collegio di Pistoia e riconfermato nel 2001. Nello stesso anno è stato anche eletto sindaco di Rio Marina all’Elba. Nel governo Berlusconi è sottosegretario alla difesa.