Toscana
Intercultura: così nelle scuole di Massa e Carrara
La Fondazione Migrantes di Massa Carrara è da anni impegnata nell’ambito dell’inserimento scolastico dei bambini e ragazzi immigrati, abbiamo intervistato la responsabile della fondazione E coordinatrice del progetto Ivonne Tonarelli.
Da dove nasce la priorità data dalla fondazione al mondo della scuola?
laquo;Le norme sull’immigrazione permettono il ricongiungimento familiare con i figli solo se minorenni e quindi spesso vengono spesso interrotti i percorsi di studio. Migrare comporta una frattura nella propria storia personale, la rottura di legami affettivi consolidati ad esempio con i nonni, un vissuto di regressione dovuto alla perdita di competenze e di saperi, al venir meno dell’autonomia. L’attività che abbiamo realizzato da dieci anni intende affrontare le vulnerabilità proprie della migrazione in età adolescenziale e il crescente numero, anche nella nostra zona che presenta il più basso tasso di presenza immigrata a livello regionale e l’analisi della situazione di scolarizzazione degli adolescenti immigrati che spesso a causa di modalità di inserimento scolastico non sempre positivo e una serie di gap formativi di carattere linguistico registrano risultati scolastici abbondantemente sotto la media dei loro coetanei italiani».
Quali sono i principali punti di criticità?
«La nostra esperienza, suffragata anche dal panorama nazionale che possiamo parlare di alucni elementi critici quali un tasso diffuso di ritardo scolastico; una notevole differenza nel successo scolastico rispetto agli alunni italiani; un inserimento nella scuola superiore soprattutto dentro i percorsi di studio professionalizzanti».
Quali sono gli allievi che presentano le criticità maggiori? Da quali contesti provengono?
«Sicuramente la situazione risulta particolarmente complessa per coloro che arrivano in Italia in età preadolescenziale o adolescenziale, ad anno scolastico già iniziato e che che provengono dai contesti asiatici e africani, più che dai paesi dell’Est Europa e dall’America Latina, come dimostrano le statistiche sulla presenza nella scuola secondaria di secondo grado. Ciò può essere dovuto in primo luogo ai flussi migratori cresciuti dall’europa dell’Est rispetto a quelli asiatici e africani. La seconda possibile spiegazione ha invece a che fare con le modalità di inserimento e di accoglienza e con alcune etichette e stereotipi che si vanno diffondendo oltre a ragioni linguistiche per gli arabofoni e sinofoni».
Come è strutturato il vostro progetto?
«Il progetto si articola su tre aspetti: sensibilizzazione del sistema classe in cui si interviene attraverso laboratori interculturali, sugli stereotipi e pregiudizi, spiegare i motivi della migrazione, le difficoltà che incontrano i coetanei che provengono da un altro paese. Questa attività è stata per noi estremamente importante negli anni per prevenire forse di intolleranza e diffondere i valori di solidarietà e di crescita democratica; per quanto riguarda le difficoltà didattiche abbiamo individuato due canali: la mediazione linguistica realizzata con 15 mediatori culturali e il sostegno linguistico organizzato per piccoli gruppi fuori dalla classe ma durante l’orario scolastico. I bambini nell’ambito dei laboratori di L2 vengono suddivisi in base al loro livello di conoscenza della lingua italiana. Infine il progetto prevede l’impiego dei mediatori linguistici come facilitatori del dialogo con la famiglia che deve essere coinvolta nella definizione del percorso didattico del figlio, la scuola deve ricercare la collaborazione della famiglia per garantirne il successo».
Nell’analisi delle criticità hai messo in evidenzia problemi legati alla scuola secondaria di secondo grado, intervenite anche in quel settore?
«Da due anni stiamo portando avanti un azione di sensibilizzazione sulle scuole medie superiori attraverso laboratori sullo stereotipo e pregiudizio, incontri di presentazione del Dossier statistico elaborato ogni anno da Caritas e Migrantes, e momenti formativi e informativi nell’ambito del progetto Scuola Volontariato realizzato dal centro del volontariato di Lucca e dal Cesvot. Il progetto, rivolto alle scuole medie superiori prevede degli incontri di sensibilizzazione sul ruolo del volontariato in quella sede è inevitabile parlare della nostra attività e le richieste di informazioni, curiosità sono tante. Inoltre abbiamo avviato una sperimentazione con i due licei psico pedagogici di Massa e di Carrara, che hanno tra i loro insegnamenti la pedagogia interculturale, durante l’anno gli alunni realizzano lo stage formativo nell’ambito delle nostre attività, partecipano ai laboratori nelle scuole del primo e secondo ciclo, seguono i nostri insegnanti di L2. Penso che questa debba essere in futuro il nostro nuovo terreno di attività sia per favorire l’ingresso dei ragazzi stranieri nelle scuole medie superiori sia per far crescere tra i giovani i valori di solidarietà e di dialogo superando i pregiudizi e il razzismo».