Toscana
Insieme per il bene comune, l’associazionismo ci prova
All’inizio fu un incontro fra amici, una sera di settembre del 2008, a Senigallia, durante l’annuale seminario di studi organizzato dall’Mcl (Movimento cristiano lavoratori). Ispiratore del dialogo monsignor Francesco Rosso, assistente ecclesiastico dell’Mcl, fortemente convinto, sulla base dell’esperienza positiva realizzata attraverso le reti cattoliche (Forum delle famiglie, Scienza & Vita e Retinopera) che fosse urgente far nascere qualcosa anche sul fronte del mondo del lavoro. Protagonisti di quel semplice scambio di idee, Carlo Costalli (presidente Mcl) e Natale Forlani (un passato nella Cisl e un presente ai più alti livelli della Pubblica amministrazione). «Sì, bisogna provarci, a mettere attorno a un tavolo i cattolici che si occupano del sociale».
Da quel giorno una lunga tessitura che ha portato ben sette grandi realtà italiane come Cisl, Mcl, Acli, Confartigianato, Confcooperative, Compagnia delle Opere e Coldiretti, a decidere di fare un pezzo di strada insieme. Primo atto: il Manifesto per la «Buona politica e per il Bene comune», lanciato il 19 luglio del 2009. Seguito da una grande manifestazione per il Sud (28 settembre 2010). Ed eccoci all’appuntamento più significativo: il 17 ottobre prossimo a Todi, dove i cattolici valuteranno la possibilità di tornare a essere protagonisti della politica italiana. Sulla scia delle ricorrenti esortazioni di Benedetto XVI: la prima a Cagliari (7 settembre 2008) e l’ultima a Reggio Calabria il 9 ottobre scorso. E con il conforto e l’incoraggiamento palpabile dei vescovi italiani, testimoniato dalla presenza, a Todi, del Cardinale Angelo Bagnasco. Su questo importante appuntamento per i cattolici italiani abbiamo raccolto il parere dei presidenti regionali di Acli ed Mcl. Il programma | Il sito dell’evento
In questa stagione di grave crisi economica e spirituale, con un governo che punta solo a sopravvivere e a ricucire insanabili contraddizioni interne mentre c’è urgente bisogno di nuovo slancio, di scelte coraggiose e di capacità di parlare al Paese per promuovere l’impegno comune in un momento estremamente difficile, non serve certo un ennesimo nuovo partito ma un impegno dei cattolici che uniti dalla dottrina sociale della Chiesa affrontino tematiche cruciali come la famiglia, il welfare, l’occupazione giovanile non seguendo le indicazioni dei partiti che sono tropo spesso attente solo ad interessi elettorali ma ponendo tale questioni al centro del dibattito politico.
Quindi, come ha sottolineato Andrea Olivero, se si parla di soggetto cattolico, bisogna parlare di un soggetto che «deve interloquire con tutti i partiti».
E noi ci associamo all’ annotazione che «dalla tradizione cattolica, democratica e sociale possono venire lezioni utili da presentare a chi oggi vuole innovare il quadro politico, per contribuire a una maggiore coesione sociale del Paese». E ciò significa promuovere l’impegno di «una nuova generazione di uomini e donne» come ha auspicato Benedetto XVI.
Perché c’è anzitutto la necessità di novità, per ritrovare il senso alto e solidale dell’impegno politico.
Finora tali appelli sono rimasti pressoché inascoltati e, cosa ancor più pericolosa, si è finito per considerare i principi non negoziabili, non come punto di partenza per l’impegno politico dei cattolici, ma come punto d’arrivo. Di fronte a questo modo spesso superficiale di intendere l’impegno dei cattolici, è ormai tempo di agire. Per questo noi del Mcl abbiamo voluto essere in prima linea, insieme a Cisl, Cdo, Confartigianato, Confocooperative, Coldiretti e Acli, nel fondare il Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro: uno strumento che vuole superare le posizioni personali e di appartenenza e creare le condizioni per un sistema di alleanze riformiste. Oggi più che mai, infatti, ci è richiesto un rinnovato impegno per affrontare le emergenze del lavoro, della povertà che aumenta, di un Paese che vuole poter guardare al futuro con speranza.
Un lavoro lungo, come lo è ogni grande cambiamento culturale, un lavoro che ci attendiamo possa trovare nell’appuntamento del 17 ottobre a Todi una nuova ripartenza. È quanto ci aspettiamo, noi cattolici. Ma è anche quanto si aspetta la società dei nostri tempi, alle prese con le pastoie di una profonda crisi di valori che dispiega i suoi effetti nefasti in ogni campo del vivere sociale.
Abbiamo parlato dell’incontro con mons. Gualtiero Bassetti, vicepresidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.
Eccellenza, sono ancora in molti a vedere nell’incontro di Todi il tentativo di costituire un partito cattolico…
L’incontro del 17 a Todi è un’iniziativa buona, voluta da cattolici che seguono con attenzione il Magistero dei vescovi. Si tratta di una legittima iniziativa che laici cristiani impegnati nel sociale hanno preso di loro spontanea volontà. A noi vescovi sta a cuore favorire la crescita della consapevolezza nei cattolici che l’impegno politico deve essere svolto con spirito di servizio, senza interessi personali, perché la politica è un alto esercizio della virtù della carità. Non è compito dei vescovi il presidente della Cei, card. Bagnasco insieme al segretario, mons. Crociata, lo hanno chiaramente ribadito mettere in piedi governi, abbatterli o fondare partiti. Tutto ciò non rientra nella nostra missione. L’intenzione è suggerire e favorire una riflessione sul bene comune, sulla giustizia, sull’attenzione ai giovani e ai poveri. Dal momento che la nostra missione, oltre all’annuncio del Vangelo e all’amministrare i sacramenti, consiste anche nell’aiutare ciascuna persona, o gruppi di persone, a trovare quelle strade che devono essere percorse in funzione del bene di tutti. Abbiamo il compito di fare questo discernimento e il dovere di dire anche una parola sulla vita politica nel nostro Paese, riferendoci a quei principi fondamentali e non negoziabili quali la vita, la persona umana, la famiglia che stanno alla base del bene comune. L’auspicio è quello di una politica con la p’ maiuscola, come la intendeva Paolo VI.
Ritrovarsi attorno alla dottrina sociale della Chiesa potrà mettere d’accordo le diverse anime del cattolicesimo sociale italiano?
L’incontro di Todi con la presenza di tante anime del cattolicesimo italiano è un tentativo buono e valido. Il rischio da evitare è la frammentazione. Sarà importante ritrovare unità sui principi della dottrina sociale della Chiesa in un momento di incertezza e di sbandamenti come l’attuale. Non ci interessa favorire il politichese’. Sono i dati a parlare, quelli contenuti nei dossier delle Caritas, che raccontano della precarietà sociale, che vediamo e sentiamo nei nostri centri di ascolto sparsi su tutto il territorio nazionale. Le stesse amministrazioni comunali si servono di questi dossier. Abbiamo il dovere di rappresentare una situazione di povertà e di degrado morale preoccupante. Se non si provvede in tempo cosa accadrà dopo?.
Non teme le accuse di ingerenza nella vita politica italiana che potrebbero arrivare da più parti dopo questo incontro?
Pazienza. Peggio sarebbe che poi si dicesse che abbiamo taciuto. Ripeto, la Chiesa non ha nessuna intenzione di fondare partiti. Ci potrà essere anche chi cercherà di strumentalizzare questo incontro a seconda dei propri scopi (anche per ovviare a ciò, è stato scelto di non invitare esponenti politici). Importante però è ritrovarsi insieme per proporre idee, percorsi, strade di una politica di alto profilo.
Ci sarà la Cisl…
Il sindacato, anche quello di ispirazione cristiana, è un’associazione trasversale e aperta a tutti. Se dico partito, intendo dire che scelgo una parte… L’impegno dei cattolici nel sociale e in politica è una vocazione e una missione, e quindi un dovere, che trova i suoi fondamenti nella teologia morale.
L’esempio che viene dalla politica in questo periodo è negativo. Non c’è il rischio che i giovani si allontanino da questo orizzonte d’impegno?
I giovani vanno educati alla politica come è avvenuto in passato. Se fu possibile rimettere in piedi lo Stato italiano, dopo la guerra, ciò avvenne perché c’erano tante persone educate al senso civico in seno all’Azione Cattolica che, anche sotto un regime duro come quello fascista, aveva svolto il suo compito fino in fondo: promuovere e far maturare il laicato perché fosse in grado di assumersi le sue responsabilità civili.
Rivalutare figure come De Gasperi, La Pira, Don Sturzo può contribuire a rilanciare l’impegno politico tra i cristiani?
Ne sono fortemente convinto. Le personalità citate sono state veri uomini politici e cristiani autentici. La Chiesa sta portando sugli altari Giuseppe Toniolo e sono in corso le cause di beatificazione per La Pira e De Gasperi. Questi ultimi hanno preso parte alla Costituente. Essi e altri, ispirandosi al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa, hanno fortemente contribuito ad elaborare i principi fondamentali della Costituzione italiana.
Si torna a parlare delle scuole diocesane di formazione alla politica…
Da tempo ormai la Conferenza episcopale italiana sta incoraggiando queste esperienze, avviate già in diverse diocesi. Una sollecitazione forte ci è arrivata dalla Settimana Sociale di Reggio Calabria. Le Settimane Sociali hanno lo scopo di alimentare questi laboratori di pensiero che sono le scuole di politica, oggi indispensabili. Non si tratta d’interessarci tanto alla sociologia, ma alla teologia morale, che tratta dei problemi fondamentali legati al bene comune e alla vita di tutti.