Opinioni & Commenti

Inquietudini di fine anno: «E il calendario dove lo metto?»

di Umberto FolenaQuesto dovrebbe essere un commento brillante alla moda, la mania, la patologia dell’acquistar calendari di: dive desnude, divi discinti, casalinghe inquiete, idraulici umanitari, commercialisti alternativi, donne in carriera alla ricerca del senso della vita, donne in cerca di carriera per dare un senso alla propria vita, adolescenti trasgressive, adolescenti stanche di doverlo sembrare per avere l’attenzione degli adulti, nonni impegnati in sport estremi, nonne felici che gli anziani consorti se ne vadano da casa a praticare sport estremi, i vigili urbani nostri amici, l’associazione tartassati dalle multe, i pompieri in divisa, le cubiste in divisa da pompiere… È tutto un lavoro di fantasia ma nessuno si stupirebbe se questi calendari esistessero davvero. E allora, sarà mai possibile commentare, con qualche speranza d’essere acuti e originali, il rito insulso degli insipidi calendari? Ci vorrebbe Giacomino Leopardi: «Calendari, signore, calendari dell’anno nuovo. Desidera un calendario?». Chissà, forse oggi le Operette morali gliele pubblicherebbero a puntate su Max.

No, il problema vero, di cui nessuno parla, è un altro: che fine fanno tutti questi cavolo di calendari? Dite la verità: avete mai visto uno di questi cosi, di cui ci rifilano la pubblicità alla nausea, appesi alle pareti delle nostre case? Delle case dei nostri conoscenti? Dove sono le dive poppute, esagerate, vulcanizzate? Nelle cabine dei camion, d’accordo. Negli armadietti dei militari di leva, va bene. Quello della Fiorentina penzola orgoglioso nella stanzetta del figlio maschio. E poi? Mistero insondabile è infine il mitico (?) Calendario Pirelli, quello che ci propinano integralmente, completo di backstage, sui settimanali politici, culturali e d’attualità con le solite dive algide, imbronciate e dalle stessa carica erotica d’una melanzana, e con gli elogi sperticati per fotografi mai sentiti nominare.

Ma chi se lo compra? E dove se lo mette? Affrontiamo il 2006 gravidi di questa inquietudine, di queste domande irrisolte, di questi dilemmi epocali. In altri termini, chi se ne infischia. Come ogni anno, buon anno con Frate Indovino.