Firenze

Innocenti, l’appello di Betori «Prendere le distanze dagli Erode di oggi»

Secondo l’arcivescopvo di Firenze, il racconto evangelico della strage voluta da Erode ci ricorda che «la vita umana tutta, anche quella di Figlio di Dio, è posta nella precarietà di un mondo dominato dalla violenza». «La minaccia che incombe sulla vita dei piccoli – ha aggiunto – continua nel tempo come un gesto con cui i potenti manifestano il loro dominio. La precarietà in cui si trova la nuova vita, fin dal sorgere nel seno della madre e poi nelle condizioni della sua accoglienza, svela come la malvagità umana non abbia limiti». Preoccupazioni che purtroppo continua a manifestarsi in modo drammatico: «Come non sentire particolarmente vicine al nostro cuore e nelle nostre preghiere in questo momento le vittime che Boko Haram continua a fare in Nigeria, nelle chiese avvolte dalle fiamme nel giorno di Natale?»Betori ha voluto però anche ricordare le risposte che una città come Firenze ha saputo dare, facendosi accogliente verso la vita nascente, con l’Istituto degli Innocenti, e nella cura dell’infanzia, con l’ospedale pediatrico Meyer. Per questi motivi, ha sottolineato il cardinale, «c’è da rinnovare stima e incoraggiamento per l’opera di difesa dell’infanzia che, in diverse forme, l’Istituto degli Innocenti svolge anche nei nostri giorni. Ma ritengo doveroso accomunare a questo impegno quello dei tanti che in questi giorni di pandemia si prendono cura dei malati resi fragili da un virus minaccioso, come pure dei ricercatori che studiano gli strumenti con cui opporsi al virus o con cui debellarne gli esiti infausti, e ancora di chi ha la responsabilità di scelte sociali ed economiche con cui accompagnare l’evoluzione della società salvaguardando lavoro e presa in carico dei più poveri».Ma lo sguardo deve allargarsi ancora oltre: dobbiamo pensare, ha proseguito Betori, «ad aiutare la maternità così che nessuna vita venga rifiutata perché non si è in condizioni di accoglierla, a sostenere ogni donna nella sua dignità combattendo ogni forma di violenza su di essa, a mantenere aperta la porta del cuore verso coloro che fuggono da condizioni di vita disumane e che chiedono di essere accolti, a fare scelte che evitino ogni coinvolgimento con gli scenari di guerra cercando sempre le vie della pace». «L’elenco – ha concluso l’arcivescovo – potrebbe essere lungo, ma non manca a ciascuno di noi il modo di trovare uno spazio per prendere le distanze dagli Erode di oggi».