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INFARTO: IN TOSCANA 1600 MORTI L’ANNO; NATA RETE ‘SALVACUORE’

Ogni anno in Toscana, secondo i dati dell’Agenzia regionale di sanità, 8 mila persone sono colpite da infarto e circa 5 mila vengono ricoverate ma 1.600 muoiono prima di raggiungere l’ospedale malgrado la presenza di 25 Unità di terapia intensiva coronarica (Utic). Per questo l’Associazione nazionale cardiologi ospedalieri (Anmco), insieme alla Società italiana di cardiologia (Sic) e quella di cardiologia invasiva (Sici-Gise), propone la creazione di una rete di collegamento tra ospedali. “Obiettivo del progetto – spiega Francesco Bovenzi, presidente regionale Amco – è la creazione di una rete di collegamento tra ospedali dotati di servizi di emodinamica interventistica, operativi 24 ore su 24, e ospedali periferici mediante ambulanze medicalizzate in grado di eseguire un ‘trasporto protetto ed intelligente’, basato cioé sulla diagnosi e sulla terapia precoce attraverso l’esecuzione e la teletrasmissione dell’elettrocardiogramma, l’uso di defibrillatori in collegamento costante con la centrale del 118 e le Unità coronariche”.

La rete sarebbe utile in quanto “appena il 65% delle persone colpite da infarto – continua Bovenzi – arriva in ospedale vivo e in tempo utile per essere sottoposto a un trattamento adeguato”. In Toscana sono presenti 17 servizi di emodinamica interventistica: di questi solo 7 sono in grado di eseguire angioplastica primaria 24 ore su 24. “Il numero delle unità coronariche in grado di eseguire procedure interventistiche ‘in sede’ è sufficiente – rivela Leonardo Bolognese, direttore del dipartimento cardiovascolare dell’ospedale S. Donato di Arezzo -. Ogni anno servirebbero in Toscana circa 4.000 angioplastiche primarie a fronte delle 1.600 eseguite. Mancano dunque all’appello 2.400 interventi l’anno, tenuto conto che i pazienti che traggono benefici sicuri sono i casi più gravi”.

“L’organizzazione di un’efficiente rete di collegamento – commenta Gianfranco Gensini, direttore del dipartimento del cuore e dei vasi dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi – significa aumentare il numero dei pazienti che giungono vivi in ospedale e la percentuale dei curati con angioplastica. E’ una nuova filosofia di azione che segna il passaggio dal concetto di ricovero ‘nell’ospedale più vicinò a quello ‘piu’ adattò offrendo a tutti un’assistenza ottimale indipendentemente dalla zona di residenza”. (ANSA).