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Indice percezione corruzione: Transparency International, l’Italia migliora ancora

Se si considera il periodo successivo al 2012, anno nel quale con 42 punti l’Italia era 72ª al mondo nella classifica, il nostro Paese ha visto un graduale miglioramento rispetto alla percezione che hanno uomini d’affari ed esperti nazionali sulla corruzione nel settore pubblico. In 6 anni, infatti, ha guadagnato 10 punti nell’indice e ha scalato 19 posizioni nella classifica mondiale. Ma l’Italia si attesta al di sotto della media calcolata considerando gli Stati dell’Unione europea e dell’Europa occidentale e che è risultata pari a 66 punti.

«Con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo assolutamente accontentarci», dichiara Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia. «C’è ancora molto da fare – aggiunge – a partire dall’implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacità di incidere concretamente nel Paese».

Anche nel 2018 a guidare la classifica che misura la percezione che hanno uomini d’affari ed esperti nazionali sulla corruzione nel settore pubblico in diversi Paesi di tutto il mondo è la Danimarca con 88 punti (in una scala da 0 – «altamente corrotto» a 100 – «per niente corrotto»), seguita dalla Nuova Zelanda (87). A condividere il terzo gradino del podio sono Finlandia, Singapore, Svezia e Svizzera (85 punti), davanti a Norvegia (84), Paesi Bassi (82), Canada e Lussemburgo (81).

Se si restringe la lista al solo continente europeo, tra i migliori dieci Paesi si trovano anche Germania e Regno Unito (80 punti), Austria e Islanda (76). Davanti all’Italia, al 53° posto globale con 52 punti, troviamo anche Belgio (75), Estonia e Irlanda (73), Francia (72), Portogallo (64), Polonia e Slovenia (60), Cipro, Repubblica Ceca e Lituania (59), Lettonia e Spagna (58), Malta (54). In fondo alla graduatoria dei Paesi europei si piazzano Slovacchia (50), Croazia (48), Romania (47) Ungheria (46), Grecia (45) e Bulgaria (42).

Dei 180 Paesi analizzati, «oltre due terzi – spiega Transparency International – ha un punteggio inferiore a 50. Dal 2012 solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro punteggio e tra questi vi è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti). Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia».

«Ogni tanto leggendo il giornale si ha l’impressione che nel Paese il problema non sia la corruzione ma l’anticorruzione, soprattutto per una serie di luoghi comuni che vengono poi smentiti dai fatti». Lo ha affermato con un pizzico di vena polemica questa mattina Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), nel corso della presentazione dell’Indice di percezione della corruzione 2018 (Cpi) pubblicato oggi da Transparency International. «Se nel Paese ci si avvia all’idea di avere le mani libere dagli appalti alle concessioni ad altri meccanismi – ha spiegato – è evidente che l’anticorruzione può rappresentare un limite, ma se invece l’anticorruzione viene visto come uno strumento per far applicare le regole non è assolutamente vero che l’anticorruzione è un limite».

Commentando l’Indice di percezione della corruzione 2018 per l’Italia, Cantone ha osservato che siamo «un Paese in cui la corruzione resta un problema grave, non c’è in alcun modo alcuna idea che debba essere sottovalutato». «La corruzione nel nostro Paese – ha aggiunto – è un problema significativo, ma i nostri cittadini sentono quando le istituzioni si muovono per contrastarla». Cantone ha poi ricordato che «nel 2013 eravamo al punto più basso, al 69° posto nel mondo e ultimi in Europa. Dal 2013 è cominciata una lenta ma graduale salita che io credo vada spiegata soprattutto con il fatto che nel Paese si avverta la presenza di un meccanismo di contrasto alla corruzione: una magistratura più attiva, l’avvio di una politica di prevenzione della corruzione». Rispetto al Cpi 2018, il presidente dell’Anac si è detto «moderatamente soddisfatto, il Paese sta facendo piccoli passi avanti».

E sul disegno di legge Bonafede, lo «spazzacorrotti», Cantone ha affermato che «è un passo in avanti rilevante», «il segnale di un Paese che è certamente attento e non vuole fermarsi nel contrasto alla corruzione». Il presidente Anac ha auspicato che, come invece avvenne dopo Tangentopoli, non si pensi che «il problema è risolto, guardiamo avanti». Per questo «esprimiamo una soddisfazione che non è del tipo ‘abbiamo risolto il problema’, tutt’altro. La strada è lunga e se continuiamo a lavorare tutti insieme sono convinto che il risultato ci porterà nella graduatoria ai posti che si spettano perché trovarci dietro alcuni Paesi non ci entusiasma, alcuni dei quali sono veri e propri paradisi fiscali e per i quali faccio fatica a pensare che il livello di corruzione sia più basso del nostro».