Il governo dell’Orissa, rispondendo a una sollecitazione della Corte Suprema, ha dato oggi garanzie che non permetterà lo svolgimento di una manifestazione annunciata dal gruppo radicale Vhp (Vishwa Hindu Parishad- Consiglio mondiale indù) che potrebbe riaccendere tensioni nella regione. Il movimento indù-nazionalista sta organizzando l’esposizione delle ceneri del capo religioso indù Swami Laxmanananda Saraswati – la cui uccisione il 23 agosto, in circostanze ancora da chiarire, ha innescato le violenze ai danni dei cristiani – portandole villaggio per villaggio in tutto l’Orissa dall’8 al 23 settembre prossimi. Questa iniziativa ci preoccupa molto, perché potrebbe portare a nuove violenze sia nei distretti già colpiti ma anche in quei distretti che non sono stati finora coinvolti pur vivendo anche lì cristiani. Evitare che avvenga questa iniziativa sarebbe un gesto molto responsabile ha detto alla MISNA padre Mretyumjaya Dijal, segretario del vescovo di Cuttak-Bhubaneswar. Negli ultimi giorni sono andate diradandosi le notizie di aggressioni e incendi di case e chiese fino, anche oggi, a nessuna segnalazione rilevante, mentre ora si deve cominciare a pensare alla ricostruzione dei villaggi bruciati e all’assistenza degli sfollati, la maggioranza dei quali è stata convogliata in dieci campi profughi ma altri restano nei villaggi o sono ancora nella foresta. I campi sono sovraffollati e inadatti a ospitare migliaia di famiglie per lungo tempo; inoltre la gente continua a sentirsi in pericolo anche lì per intimidazioni che giungono da fuori i campi dice padre Dijal. Crediamo che come associazioni religiose e laiche potremmo contribuire molto a migliorare le condizioni di vita nei campi, dove la gente ha bisogno di una maggiore assistenza medica. Ma per il momento ci è stato chiesto di non intervenire anche per motivi di sicurezza, anche se stiamo studiando con il governo il modo di poter collaborare presto. Le violenze hanno provocato 16 vittime secondo un bilancio governativo, ma secondo fonti religiose sarebbero 25 i morti e migliaia le case e strutture cristiane date alle fiamme. Rassicurazioni sul fatto che il governo federale di New Delhi sta facendo tutto in suo potere per far proteggere i cristiani in Orissa e creare le condizioni di una convivenza pacifica tra religioni sono giunte nuovamente dal primo ministro Manmohan Singh. Il governo centrale è seriamente coinvolto nell’affrontare il problema ha scritto Singh rispondendo a una lettera inviatagli da suor Nirmala Joshi, Superiora generale delle Missionarie della carità, la congregazione fondata dalla beata Madre Teresa di Calcutta, è estremamente triste che ci siano state così gravi violenze. Tali incidenti non dovrebbero mai accadere. Noi restiamo costantemente in contatto con il governo dello stato dell’Orissa. Singh ha anticipato nella lettera che sta per annunciare un programma di risarcimenti per i parenti delle vittime dal Fondo nazionale di aiuti del primo ministro. Una condanna è giunta inoltre dal partito del Congresso, formazione che guida la coalizione di governo a New Delhi: “Queste organizzazioni dovrebbero essere messe fuori legge” ha detto, citato dalla stampa indiana, il portavoce del partito Manish Tiwari riferendosi al Vhp e al Bajarang Dal, gruppi autori delle violenze; ha aggiunto che la responsabilità di quanto accaduto è del partito nazionalista Bharatiya Janata (capo dell’opposizione) ed ha accusato il capo del governo dell’Orissa Naveen Patnaik di non essere stato in grado di affrontare la situazione “soccombendo alle pressioni del Bjp per motivi politici”.Misna