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INDIA, NEO PRESIDENTE DEI VESCOVI CONDANNA PERSISTENTE DISCRIMINAZIONE PER I CRISTIANI DALIT
La persistente negazione di pari diritti ai cristiani Dalit è un fatto doloroso. Lo ha ribadito nei giorni scorsi a New Delhi il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly durante una cerimonia in suo onore per la sua elezione a nuovo presidente della Conferenza episcopale indiana (CBCI). L’India ha detto il porporato – è una grande nazione con nobili valori spirituali e morali. Tuttavia il mancato riconoscimento dei diritti costituzionali ad alcune categorie svantaggiate è per noi motivo di dolore e preoccupazione. Nel suo discorso Vithayathil ha fatto riferimento anche alle leggi anti-conversione e ai continui attacchi contro i cristiani in India. Questi provvedimenti e violenze – ha rimarcato – contraddicono lo spirito di tolleranza cui è improntato l’ordinamento politico indiano. Da tempo la Chiesa indiana chiede la fine delle discriminazioni dei Dalit cristiani e musulmani, esclusi dai diritti costituzionali riconosciuti ai “fuoricasta” di altre religioni. Una legge risalente al 1950 limita infatti l’applicazione del sistema delle quote previste dalla Costituzione per le caste svantaggiate – le cosiddette Scheduled Castes – ai soli Dalit indù e a quelli di religione buddista o sikh. La questione è stata nuovamente sollevata dai vescovi indiani durante la loro ultima assemblea plenaria a febbraio, al termine della quale hanno presentato un memorandum al Primo Ministro Manmohan Singh. (Fonte: Radio Vaticana)