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India, in 10 anni 1.455 condanne a morte. Campagna nazionale chiede abolizione
Negli ultimi dieci anni in India sono state condannate a morte 1.455 persone. E sono ancora migliaia i detenuti nel braccio della morte. Dal 2001 al 2011 le condanne di 4.321 persone sono state commutate da pena di morte a carcere a vita.
Lo denuncia il Centro asiatico per i diritti umani (Achr), in un rapporto diffuso ieri su “La situazione della pena di morte in India 2013”.
Achr è una organizzazione non governativa indiana che ha lanciato, di recente, una campagna per chiedere l‘abolizione della pena di morte in India, alla quale ha aderito anche gran parte del mondo cattolico. Nei giorni scorsi è stata eseguita a Delhi la condanna a morte, per impiccagione, di Afzal Guru, uno dei terroristi responsabili dell’attacco al Parlamento indiano del 2001. Secondo il rapporto di Ahcr il maggior numero di condanne è stato inflitto nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh (370), seguito da Bihar (132) e Maharastra (125).
«Questo significa che ogni tre giorni un detenuto viene condannato a morte – ha detto Suhas Chakma, coordinatore della Campagna nazionale per l‘abolizione della pena di morte in India e direttore dell’Achr -. La pena di morte non è più un‘eccezione ma una regola”. Secondo il Centro asiatico per i diritti umani l‘India deve «essere fedele ai suoi valori di civiltà» ed «adottare misure efficaci per unirsi ai Paesi che hanno abolito la pena di morte».