Bambini e adolescenti disorientati e sempre più soli nella società delle crisi. E’ lo scenario che emerge dall’Indagine conoscitiva sull’infanzia e l’adolescenza in Italia condotta da Eurispes e Telefono Azzurro, presentata stamattina a Roma. I mutamenti delle strutture familiari, i rapidi avanzamenti delle tecnologie, la grave instabilità economica hanno influito profondamente sul modo in cui i bambini e gli adolescenti vivono e nel modo in cui sono accuditi e educati, si spiega nella presentazione della ricerca condotta su 3.100 studenti dai 7 ai 19 anni. La crisi economica ha influito sui compiti genitoriali, rendendoli più gravosi di fino a qualche anno fa, e sul generale clima familiare. Più di un adolescente su quattro dichiara che la propria famiglia è stata colpita dalla crisi, i ragazzi dichiarano che le famiglie hanno ridimensionato le spese per cibo e vestiti e che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, quasi la metà del campione dice che la sua famiglia ha dovuto ridimensionare spese extra. Quanto agli effetti nei rapporti inter- familiari, un adolescente su quattro dice che nell’ultimo periodo i genitori sono diventati più nervosi e risultano in aumento, sia i litigi tra genitori, sia quelli tra genitori e figli. Oltre la metà degli adolescenti, ammette di essere più nervoso che in passato, mentre circa un adolescente su tre litiga più spesso con i propri genitori. Il nervosismo e la conflittualità all’interno del contesto familiare non aiutano i genitori a crescere sereni, sottolineano i presidenti di Eurispes e Telefono Azzurro, Gian Maria Fara e Ernesto Caffo, che fanno notare: è sotto gli occhi di tutti come gli stessi adulti sono affannati, disorientati e in crisi, non solo nel proprio ruolo genitoriale, ma anche di fronte ad un contesto sociale che con i sui mutamenti li ricostringe a formulare aspettative e a riadattare stili di vita, a ricostruire il proprio avvenire in termini personali e professionali. Non a caso, la scelta genitoriale avviene sempre più tardi, in molti casi prevale la rinuncia. Per i due presidenti le famiglie non possono occuparsi dei figli se non adeguatamente sostenute da politiche che favoriscono il progetto genitoriale, dalla scuola che deve avere un chiaro progetto educativo, e dalle altre agenzie. Nella riflessione su come uscire dalla crisi economica e sociale del Paese è indispensabile includere i bambini e gli adolescenti. In una società percepita come precaria, un dato segnalato come positivo, è che resiste la famiglia tradizionale: nonostante negli ultimi anni si siano formati nuclei familiari atipici, l’85% degli adolescenti vive con entrambi i genitori. Caratterizzati da una marcata ambivalenza, invece i rapporti genitori-figli. Da un lato, cresce la solitudine e la condivisione di pensieri e emozioni diventano sporadici. I bambini, raccontano ai genitori della vita scolastica (72,2%), ma di rado parlano delle proprie paure (35,2%) o aspirazioni (38,2%). Gli adolescenti, nel 45,5% dei casi hanno con i genitori un dialogo assente (5,1%) o assai sporadico (41,4%), pochissimi parlano apertamente di paure (27%). Tra queste, la principale paura è non essere conforme alle aspettative degli altri: quella di deludere i genitori per il (56,6%), gli amici per il(43%). La crisi economica è percepita come paura dal 36,5% degli adolescenti che ammette di temere di non trovare lavoro. Mentre il 29% teme di non trovare l’amore. A fronte di evidenti difficoltà di individuare momenti di dialogo, i genitori si preoccupano dei desideri materiali dei figli in una tendenza all’accumulo di oggetti con cui riempirne lo spazio mentale. Ciò, alimenta, specie nel settore delle nuove teconologie, mercati con prodotti a misura di baby consumer, ad esempio il costante aumento dell’offerta di videogiochi, soprattutto online. Tra i bambini, emerge il boom delle consolle per videogiochi (playstation etc), vi giocano abitualmente quasi tre su quattro. Domina ancora la tv, ma si collega anche ad internet la maggioranza dei bambini che navigano da soli nel 40% dei casi. Quanto agli adolescenti, la tv ha ceduto il passo al pc e cresce l’interesse per i social network, che in genere attraggono anche i bambini dai 7 agli 11 anni (li usano nel 42 % dei casi). Le nuove teconologie stanno profondamente modificando il modo in cui i ragazzi pensano, parlano, apprendono, esprimono le proprie emozioni, osservano i presidenti di Euripes e Telefono Azzurro, Gian Maria Fara e Ernesto Caffo: la comunicazione in internet si caratterizza per scarsa focalizzazione su sentimenti e aspetti morali, indispensabili per lo sviluppo della pro-socialità. Ci si chiede se anche la scuola si stia preparando per affrontare questi importanti cambiamenti nelle strutture cognitive. D’altra parte, se il 17% dei bambini fino a 11 anni dichiara di preferire su Youtube filmati con scene forti, è inevitabile domandarsi come saranno gestiti mentalmente gli script di azione appresi nei videogiochi e su internet, mentre i genitori sembrano ignorare completamente questi effetti. Per i due presidenti nel discorso sui rischi di internet si stanno sottovalutando le questioni relative, allo sviluppo cognitivo, emozionale e relazionale. Una delle conseguenze dirette di queste difficoltà relazionali e dello sviluppo morale spiegano – è il fenomeno del cyber-bullismo che inizia a dare segnali di sostanziale pervasività. Nel 2010 si è rilevato un aumento del bullismo: il 25% dei bambini è stato più volte vittime di provocazioni e prese in giro da parte di uno più compagni. Il trend in crescita riguarda soprattutto le prepotenze per via telematica: al 18 % degli adolescenti è capitato almeno una volta di scoprire navigando in rete informazioni false sul proprio conto, al 7,8% video o foto offensivi o minacciosi. Un ultimo aspetto della ricerca riguarda la multietnicità nella scuola: il 46% degli adolescenti e il 43% dei bambini dichiara di avere compagni stranieri. Nei confronti di questi, tra i bambini prevalgono sentimenti positivi (74%). Tra gli adolescenti curiosità (30,7%), simpatia (19,9%) e interesse (12,4%). Si dice indifferente, invece, circa il 23 % e il 2,3% arriva a provare odio o disprezzo. A volte i giovani stranieri devono combattere con il pregiudizio, osservano i promotori dell’indagine, sono i ragazzi italiani e stranieri che sperimentano per primi i limiti di una società solo demograficamente multiculturale. I ritardi del Paese su questo delicato tema rischiano di diventare emergenza, soprattutto tra le mura scolastiche, se non si sapranno valorizzare le differenze culturali facendole convivere armoniosamente.Sir