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INCONTRO BUSH-SHARON: SVOLTA DELLA POLITICA USA?
“Bush e Sharon stanno cercando di proteggere il loro futuro politico ma mettono a rischio il futuro politico di Israele, dei palestinesi e dell’intera regione”: le parole dell’ex-ministro dell’Informazione palestinese Yasser Abed Rabbo – copromotore con l’israeliano Yosi Beilin dei patti di pace israelo-palestinesi firmati a Ginevra alcuni mesi fa – costituiscono una delle numerose reazioni negative palestinesi al totale appoggio che il presidente americano George W.Bush ha dato al piano di disimpegno unilaterale di Tel Aviv dai 21 insediamenti israeliani della striscia di Gaza e da altri quattro minori in Cisgiordania, presentato a Washington dal presidente israeliano Ariel Sharon.
Il segretario generale dell’Onu è stato tra i primi a rendere noti, attraverso un portavoce, il suo disappunto e la sua contrarietà a qualunque iniziativa che, discostandosi dal ‘tracciato di pace’ (la cosiddetta roadmap concordata da Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia), non sia il frutto di accordi negoziati tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese. Il primo ministro palestinese, Abu Ala ha detto: “Bush è il primo presidente americano a dare legittimità agli insediamenti israeliani in terra palestinese, una scelta che respingiamo e non accetteremo”.
“Lodo Sharon per la sua azione storica e coraggiosa” aveva detto Bush, aggiungendo: “alla luce delle nuove realtà sul terreno, inclusa l’esistenza di grandi centri popolati israeliani, non è realistico aspettarsi che al termine dei negoziati finali vi sia un ritorno pieno e totale alle linee dell’armistizio del 1949”. L’unica nota critica di Bush nei confronti della politica israeliana riguarda la barriera di sicurezza eretta da Israele lungo i confini con la Cisgiordania: “la costruzione deve essere temporanea e non permanente” ha detto il presidente americano.