«Avverto tutta l’insufficienza e l’impotenza delle parole di fronte ad una strage che non riusciamo a bloccare, ma quello che innanzitutto voglio esprimere è il mio profondo cordoglio per questa nuova, inaccettabile morte di un giovane sul posto di lavoro». Così il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, subito dopo aver appreso la notizia del gravissimo incidente avvenuto all’interno dell’Interporto di Guasticce (Li). L’uomo, un immigrato di 25 anni, residente a Livorno, è precipitato dal tetto di un capannone ed è morto poco dopo il ricovero in ospedale. «Aggiunge dolore e sconforto prosegue Martini – che questa tragedia sia avvenuta a poche ore dalla morte di un altro lavoratore, ieri, alla Solvay di Rosignano. Così come prosegue il presidente non può non farci riflettere il fatto che incidenti come questi possano coinvolgere ambienti di lavoro e ditte che, a quanto si può ritenere, non risultano lontani da una cultura di rispetto del valore della sicurezz a. Quello che voglio ancora dire e confermare conclude Martini è che della battaglia per la sicurezza sui luoghi di lavoro il governo regionale farà sempre più una sua priorità e che il 2009 dovrà essere per la Toscana l’anno della svolta».Per rendere omaggio alla vittima, a nome di tutta la giunta regionale, si è recato presso la camera mortuaria dell’ospedale di Livorno l’assessore al lavoro e formazione, Gianfranco Simoncini. In due giorni nel livornese ci sono stati così due morti e due feriti in tre incidenti sul lavoro. Ieri, schiacciato dalla benna di una ruspa, è deceduto un operaio alla Solvay di Rosignano e nello stesso incidente un’ altra persona è rimasta ferita riportando fratture a una gamba e alle costole. Sempre ieri, a Cecina, un muratore caduto a causa del cedimento di un tetto su cui stava lavorando è in rianimazione a causa di un grave trauma cranico.A distanza di poche ore l’uno dall’altro due nuovi lutti colpiscono il mondo del lavoro toscano e ricordano a tutti nel modo più drammatico quello che da tempo andiamo ripentendo in tutte le sedi e in tutte le occasioni: la sicurezza sul lavoro è più che mai un’emergenza, anche in Toscana, di fronte alla quale mai nessuno può abbassare la guardia”. Questo il commento di Roberto Macrì, responsabile della segreteria regionale Cisl per la sicurezza sul lavoro, in merito ai due incidenti mortali sul lavoro verificatisi tra ieri ed oggi in provincia di Livorno. “Oggi – prosegue – possiamo solo piangere due nuove vittime e far sentire ai loro cari e ai loro colleghi la nostra vicinanza. Da domani dobbiamo tutti tornare a impegnarci al massimo per sconfiggere questa piaga, perché nonostante sia evidente che sforzi nella direzione di prevenire questi episodi drammatici sono finora stati fatti, tutto questo non è sufficiente. E per rendere il lavoro più sicuro non esiste una sola, magica, ricetta, è necessario un impegno, forte, quotidiano e caparbio, su più fronti. In primo luogo dobbiamo fare in modo che il nuovo testo unico in materia di sicurezza possa diventare uno strumento reale per prevenire gli infortuni e le morti sul lavoro. E per questo occorre uno sforzo da parte di tutti, per rendere effettive le indicazioni della normativa. In particolar modo rilanciando con maggior rigore gli organismi paritetici, che devono diventare dei veri e propri osservatori su questo tema, il più possibile capillari sul territorio. Occorre poi valorizzare – prosegue ancora Macrì – Rls e Rlst che devono poter essere messi in grado di svolgere il loro lavoro nella maniera più efficace possibile. E va potenziata l’attenzione alla formazione, degli Rls ma anche dei lavoratori, non dando affatto per scontato che un lavoratore esperto automaticamente sia anche pienamente cosciente dei rischi ai quali va incontro. Infine la regolamentazione di appalti e subappalti, che è già oggetto di una legge regionale per quanto riguarda gli appalti pubblici, ma che andrà estesa in prospettiva anche a quelli privati, per evitare che un sistema che scarica i costi a cascata sui livelli più bassi, mettendo a rischio la redditività delle aziende finisca per stritolare nella morsa del massimo ribasso’ chi sta in fondo alla cascata: i lavoratori. Non è un caso che spesso a pagare il prezzo più alto siano lavoratori di ditte in appalto, non di rado anche precari o addirittura irregolari.