Livorno

“Inciampare” nel ricordo

 

Nato e cresciuto in Germania, Gunter Demnig qualche anno fa decise di mettere la sua arte al servizio del ricordo. Ricordo di tutte le vittime del regime nazista proprio nel luogo da cui tutto iniziò. Dopo aver girato l’Europa posizionando le sue Stolpersteine, nel 2009 è arrivato anche in Italia e nei giorni scorsi, invitato dalla comunità di Sant’Egidio, è stato presente a Livorno mentre venivano installate le 4 pietre di inciampo a memoria di 4 ebrei livornesi. Ecco cosa ci ha detto della sua iniziativa particolare.

Le “pietre di inciampo” sono una sua iniziativa o le sono state commissionate?«È stata una mia idea. Per me era importante che tutto quell’anonimato di quando si parla di deportazioni diventassero nomi veri e che il loro ricordo fosse visibile nel luogo dove tutto era iniziato.Case che fino a un momento prima erano luogo di vita per tutte quelle persone e che in poco tempo si sono trasformate in inizio di sofferenza. Il ricordo non è solo degli ebrei, ma di tutte quelle categorie vittime del regime nazista». La sua storia è legata anche in modo personale alle vittime dei campi di sterminio?«No, nella mia famiglia non ci sono né vittime, né carnefici, ma appartengo a quella generazione tedesca senza colpa diretta che però si sente chiamata ad assumersi la responsabilità di ricordare un dramma che è nato nel nostro Paese». Da chi parte la richiesta di posizionare le pietre di inciampo?«Spesso sono le famiglie stesse a chiedere la pietra per mantenere memoria, altre gli inquilini del palazzo o scolaresche che dopo un lavoro di ricerca su questi temi le coinvolgono». Quante sono le pietre posizionate finora e chi le finanzia?«39000, in 12 Paesi e circa in 1000 luoghi, il privato che ne fa richiesta finanzia anche la pietra e il suo posizionamento con un’offerta». In Italia come è arrivato?«La prima pietra è stata posizionata nel 2009 nel ghetto di Roma, da lì mi sono mosso in varie città, Genova, Prato, Merano, Brescia per ricordarne alcune. Poi col passaparola altre città hanno ritenuto l’iniziativa interessante e hanno deciso di chiamarmi, come è successo qui a Livorno tramite la Comunità di Sant’Egidio»