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Inchieste, Borrelli va avanti: rischiano Reggina e Messina
di Alessandra Rotili
ROMA 27 LUGLIO. Torna il sereno tra Guido Rossi e il Coni, e anche Francesco Saverio Borrelli non molla. Il terremoto scatenato dalle sentenze d’appello a calciopoli non si trascina dietro le dimissioni a raffica che pure un certo malumore a caldo aveva fatto ipotizzare: il commissario della Figc, incassato il sostegno politico del governo, aveva deciso già mercoledì 26 luglio di proseguire nella sua opera di rifondazione del calcio. E il giorno dopo è andato a relazionare al presidente Gianni Petrucci: un ritorno nella casa dello sport per il professore milanese che negli ultimi tempi non aveva avuto molti contatti con il Coni.
La richiesta del commissario è stata esplicita: ha chiamato Petrucci che ha fissato un appuntamento per il tardo pomeriggio. Rossi, doppio petto ghiaccio e cravatta bordeaux, si è presentato alle 18,15 nella stanza del presidente: 45 minuti a colloquio, da soli, per illustrare gli ultimi sviluppi della gestione commissariale.
Sono stati chiariti aspetti importanti legati alla Figc: e ora Petrucci fornirà tutti gli aggiornamenti alla giunta esecutiva in occasione della riunione fissata per martedì prossimo. Il professore non ci sarà, ma il disgelo, alla luce del rispetto dei ruoli manifestato con la visita di oggi, è servito. Ed è stata ancora una giornata intensa per il commissario, dopo quella di ieri conclusasi con il breve incontro con il ministro Melandri: stamattina Rossi è arrivato in Figc e si è incrociato con Borrelli. Anche il capo dell’ufficio indagini era tra quelli indicati come dimissionandi.
All’origine la grossa delusione per la mano leggera usata dalla Corte federale: certo l’ex capo di Mani Pulite non ha preso bene il perdonismo dei giudici sportivi, che di fatto hanno sconfessato l’impianto accusatorio, così come emergeva nelle 194 pagine della relazione dell’ufficio indagini. Lì si parlava di illecito strutturato: nei verdetti i club, a parte la Juventus, pagano solo per comportamento sleale.
Certo Borrelli e i suoi uomini avevano accarezzato l’idea di farsi da parte, ma poi è prevalsa la formazione professionale. Un poliziotto non si dimette, va avanti e porta a termine il suo lavoro. E così è stato: perché Borrelli ci tiene a finire un’indagine cominciata i primi di giugno, un’istruttoria che ha visto sfilare decine di dirigenti, arbitri, guardalinee.
Così oggi è tornato a Roma e nella sede di via Allegri ha incrociato il professore, a cui avrebbe detto di voler proseguire, di non fare marcia indietro. E infatti, anche se un po’ sottotono, ha completato gli interrogatori per mettere la parola fine alla seconda tranche dell’inchiesta. Audizioni bis per Massimo De Santis (sentito da Borrelli su Reggina-Cagliari ma solo per una mezzora) e Paolo Bergamo (finito insieme all’arbitro di nuovo nel registro degli indagati della Procura di Napoli) e anche per Paolo Dondarini, già prosciolto in appello.
Nuovo interrogatorio anche per Lillo Foti: il presidente della Reggina era stato già ascoltato, ma è servito un supplemento. Foti ha detto ai tifosi di state tranquilli, ma la posizione del club calabrese sembra quella peggiore nel secondo filone. La relazione sulla Reggina è praticamente conclusa e verrà assemblata al resto dell’inchiesta e trasmessa nei prossimi giorni al procuratore federale: nelle pagine già scritte c’é anche il Messina che risulterebbe nell’orbita Moggi-Gea.
Questa volta però non si parla di ‘sistema’, così come era avvenuto nella prima relazione, ma si va nello specifico delle gare contestate. La Reggina ne ha diverse, mentre per il Messina risulterebbe un intervento dell’ex dg bianconero per inserire la gara Siena-Messina nella prima griglia e in qualche modo indirizzare il sorteggio arbitrale.
Insomma materiale a cui va aggiunto quello sull’Arezzo, nei guai per la gara con la Salernitana di cui parla il guardalinee Titomanlio in una delle intercettazioni. Ancora lavoro per Stefano Palazzi, il più deluso di tutti dalle sentenze di secondo grado. La prossima settimana potrebbero già arrivare i deferimenti.
Intanto però si muove, anche se un po’ a rilento, la macchina dei ricorsi per i condannati dalla Corte: passaggio obbligato alla camera di conciliazione del Coni a cui i legali stanno lavorando per poter fare poi il ricorso al Tar. Tempi che si allungano: manca ancora un processo sui possibili rinvii a giudizio sportivi sulle squadre di seconda fascia e poi la coda dei ricorsi al tribunale amministrativo. La federcalcio targata Rossi va avanti, ma dovrà fare i conti anche con il via di una stagione ancora tutta da disegnare.(ANSA).