Opinioni & Commenti
Incapaci di amare l’Europa
Chi vivrà vedrà, dato e non concesso che qualcosa da vedere alla fine ci sia. Certo, cammin facendo molte cose son cambiate rispetto ai propositi dei primi progettisti. Domenica scorsa, a Vallombrosa, l’associazione degli Amici di Supplemento d’anima conferì il «Premio Europa» alla memoria di Alcide De Gasperi. Nel ritirarlo la figlia dello statista, Maria Romana, disse due cose che fanno meditare chi guarda lo scenario attuale. La prima fu che De Gasperi, quando ragionava d’Europa, usava sempre il verbo amare, e la seconda che i suoi primi progetti d’unione europea erano nati a Vienna, quand’era giovane deputato al Parlamento dell’Impero austro-ungarico, d’uno Stato cioè che non si fondava su una sola nazionalità, anzi che dell’idea stessa di nazione sapeva fare a meno. Oggi i più sembrano incapaci, o addirittura indisponibili, sia ad amare davvero una prospettiva faticosa ma entusiasmante d’Europa che a disfarsi delle vecchie ideologie nazionaliste e stataliste. Così, però, si va poco lontano.