Italia
In Toscana… non si fanno scorie

Le centrali dell’Enel hanno funzionato per alcuni anni: per l’esattezza dal 1980, quando a Caorso in Emilia Romagna entrò in funzione la prima, fino al 1987, quando un referendum popolare disse basta al nucleare come fonte di energia alternativa e a più basso costo.
In quei pochi anni, però, sembra siano stati prodotti 53 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, pari ad un grattacielo di 60 piani.
I laboratori di ricerca, gli ambulatori e gli ospedali in cui si praticano particolari terapie mediche o si fanno radiografie sono considerati «produttori di minore importanza», sia dal punto di vista della quantità che della pericolosità.
In termini quantitativi (metri cubi o tonnellate), oltre il 95% dei rifiuti prodotti dall’insieme delle attività nucleari (produzione elettrica, ricerca, ecc.) è costituito da rifiuti radioattivi a bassa attività. In ogni caso, sempre di rifiuti radioattivi si tratta, cioè di sottoprodotti o materiali non più utilizzabili nei quali sono ancora presenti isotopi (elementi chimici) che emettono radiazioni di vario tipo.
«I residui radioattivi non sono in questo caso in sicurezza definitiva ammette l’assessore regionale all’ambiente e alla tutela del territorio, Tommaso Franci , anche se non si tratta precisa di un impianto particolarmente pericoloso. Ho comunque chiesto di poterlo visitare e sto aspettando una risposta dal comando militare».
L’Enea, nel 1997, con la sigla arricchita da un Tfs (Task force per il Sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi), ha proceduto al primo inventario nazionale dei rifiuti presenti in Italia al fine di realizzare un deposito definitivo unico a partire dal 2010.
A fianco dell’Enea, ha lavorato la Sogin (Società gestione impianti nucleari) con in testa il suo presidente, l’ex generale Carlo Jean, nominato il 7 marzo scorso anche commissario per l’emergenza nucleare. A lui si deve l’individuazione del luogo «sicuro» per il cimitero delle scorie: una vecchia miniera di salgemma nel Comune di Scanzano Jonico, in Basilicata. Da qui la recente protesta della gente del posto a pochi mesi dall’insurrezione della Sardegna, nel giugno scorso, quando l’ipotesi riguardò una località dell’isola.
L’assessore si riferisce all’ipotesi venuta fuori in un riunione del G8 in cui la Russia si disse disponibile a ospitare in Siberia un deposito nucleare internazionale in cambio di aiuti per la messa in sicurezza delle proprie centrali nucleari.
Tra le soluzioni riaffiora anche quella del ministro Carlo Giovanardi di un deposito per ogni regione. «È una proposta paradossale commenta Franci , ma almeno ha una sua dignità. Al momento c’è l’urgenza di sistemare alcuni depositi in cui il rischio di contaminazione è reale. Se quindi non c’è modo di trovare un sito unico, che sarebbe più razionale e più economico, si trovi il sistema di mettere in sicurezza quelli provvisori nelle diverse regioni. Sarebbe comunque una risposta, anche se non la migliore».
L’ipotesi Maremma venuta fuori qualche tempo fa? «Tutte chiacchiere taglia corto l’assessore . Non c’è mai stata un’ipotesi reale in questo senso, anzi: per la Toscana non c’è proprio un’ipotesi di discarica nucleare».
La vicenda finì comunque anche in Consiglio regionale che a maggioranza votò una mozione che impegnava il Consiglio e la Giunta regionale «ad adottare tutte le iniziative in tutte le sedi istituzionali per evitare che tale sciagurata ipotesi possa essere confermata dall’Enea e presa in considerazione dal Governo Berlusconi». Nella circostanza, il consigliere di Forza Italia Maurizio Dinelli parlò di «molto rumore per nulla, di allarmismo gratuito provocato dal centrosinistra, sulla base di dichiarazioni, che non sono mai avvenute da parte di questo governo».
Intanto la questione del sito unico nazionale è arrivata al Parlamento europeo dove un gruppo di europarlamentari italiani di diversa estrazione politica ha firmato una petizione per chiedere di verificare se la decisione di stabilire un sito per le scorie nucleari possa essere preso dalle autorità nazionali, senza consultare le comunità locali.
«Qualche cosa non ha funzionato dal punto di vista dell’informazione e di questo mi assumo la responsabilità», ha detto il ministro dell’ambiente, Altero Matteoli, a proposito della reazione delle gente di Scanzano. «Ma c’è sempre tempo ha proseguito Matteoli per fare meglio e risolvere i problemi. Le scorie devono trovare una collocazione definitiva e la messa in sicurezza dei siti rappresenta un punto di riferimento importante. Dobbiamo lavorare però per individuare un sito dove fra 5 o 6 anni si possano ricoverare le scorie perché vi restino per altri mille anni».
IL GOVERNO ISTITUISCE UNA COMMISSIONE PER INDIVIDUARE IL SITO PIU’ IDONEO
Scorie nucleari a Scanzano Jonico: due settimane di polemiche
Per approfondire
Enea – Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente
Apat – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici
Il sito della Regione Basilicata
Iaea – Agenzia internazionale per l’energia nucleare