Toscana
In Toscana di lavoro si continua a morire
DI ENNIO CICALI
Un cantiere a Ponte a Moriano, il cortile di una cartiera a Porcari, due scenari diversi una sola tragica realtà: di lavoro si continua a morire. A pochi giorni dalla fine di un cavatore a Carrara altri due lavoratori sono morti. Ancora una volta è stata colpita la provincia di Lucca che dal ’96 a oggi ha registrato 38 infortuni mortali.
Perché si muore sul lavoro? Molte sono le concause che possono provocare gli infortuni, talune sembrano la conseguenza di una fatalità beffarda, ma questo non può rappresentare una spiegazione. La provincia più esposta al rischio infortuni è Massa Carrara, seguita da Livorno e Lucca mentre il pericolo è più contenuto a Grosseto, Pisa e Firenze. Le donne sono meno esposte degli uomini agli infortuni sul lavoro, ma negli ultimi anni la frequenza è aumentata. Il settore maggiormente a rischio è quello delle attività estrattive. Seguono le costruzioni, legno e affini, metallurgia, metalmeccanica, cartiere e agricoltura.
A fronte di una ripresa economica, con l’incremento della produttività e delle ore lavorate e dell’aumento dell’occupazione, si assiste alla crescita degli infortuni e delle «morti bianche». La scomposizioni dei cicli produttivi (appalti, terziarizzazioni), la crescita dei rapporti di lavoro flessibili (tempo determinato, lavoro interinale, part time, parasubordinato) e il persistere di una consistente quota di lavoro sommerso contribuiscono ad aumentare gli infortuni sul lavoro, non sempre mortali ma spesso assai gravi.
«Le responsabilità sono tutte da ricercare in coloro che non hanno lavorato per dare continuità operativa al protocollo d’intesa sottoscritto pochi mesi fa», dice il segretario generale della Cisl toscana Gianni Salvadori a proposito dell’accordo tra Regione e sindacati sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. «Riteniamo sia arrivato il momento per costituire in Toscana un’agenzia che si occupi direttamente di prevenzione nei luoghi di lavoro», conclude Salvadori.
L’accordo fu raggiunto dopo lunghe trattative e una vertenza che ha visto i lavoratori scioperare e scendere in piazza per reclamare una maggiore attenzione alla sicurezza. Tra l’altro prevede l’impegno a verificare la destinazione effettiva delle risorse utilizzate per la prevenzione: il 5% del bilancio di ogni Asl, circa 400 miliardi di lire. Sono previsti, inoltre, controlli nei settori particolarmente a rischio, come è già stato fatto per l’edilizia. La Regione escluderà da qualsiasi tipo di finanziamento le imprese che non garantiscono il pieno rispetto delle norme antinfortunistiche, mentre sono previsti degli incentivi per le imprese che si impegnano a sviluppare i sistemi di prevenzione. Previsti anche corsi e attività formative sulla sicurezza, estesi anche ai lavoratori a tempo determinato, in subappalto, interinali e collaboratori, con uno stanziamento regionale di 9 miliardi di lire.
La cultura della sicurezza incomincia dalla scuola, da qui la decisione della Regione e di Cgil, Cisl e Uil di promuovere una iniziativa per insegnanti e studenti delle scuole toscane.La posta in gioco è grande, le difficoltà purtroppo sono immense. Ma l’obiettivo è nobile, merita che si spendano energie affinché il lavoro non sia portatore di morte o, come capita molto spesso, di gravi infermità. Un impegno che chiama tutti a raccolta, nessuno si può tirare indietro.