Organizzato dai frati cappuccini delle Celle, si è svolto il pellegrinaggio in Terra Santa, al quale hanno partecipato una cinquantina di persone. Per tutti è stata un’esperienza veramente straordinaria. Una volta nella vita è necessario andare in Terra Santa, ed esserci stata con una guida preparata come il vescovo padre Rodolfo Cetoloni, coadiuvato dai nostri carissimi frati, mi ha portato a vivere un’avventura indimenticabile. Ripercorrere i luoghi dove è passato quel Gesù di Nazaret che dichiarò:«Chi vede me vede il Padre», ci ha aiutato ad entrare più profondamente nel mistero della Parola che qui «si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi». Le scene ed i fatti del Vangelo, che sono nel nostro cuore fin dall’infanzia, si sono resi presenti davanti ai nostri occhi e vi resteranno per tutta la vita come una memoria incancellabile.Da ora in avanti, nella preghiera e nella Liturgia, quelle Parole di vita risuoneranno davvero in modo nuovo Per tutto il viaggio siamo stati accompagnati dalla forza dello Spirito Santo che, attraverso le celebrazioni eucaristiche quotidiane, ha reso vivo in maniera impensabile l’incontro con Gesù. In modo particolare sono state molto suggestive ed intime le S.Messe celebrate nella basilica dell’Annunciazione, nella Grotta dei pastori a Betlemme, nel deserto di Giuda e nella basilica del Santo Sepolcro.Assieme a questa profonda esperienza di fede, come tutti i pellegrini in Terra Santa, abbiamo vissuto anche il fascino culturale dell’incontro con mondi e popolazioni interessanti, con religioni diverse, con ambienti umani differenziati e carichi di grandi contraddizioni; è stato sconvolgente vedere il grande muro eretto dagli israeliani a pochi passi da Gerusalemme, un vero carcere a cielo aperto nel quale sono stati confinati gli abitanti di Betlemme ed altre città della Palestina.Ma l’esperienza più toccante è stata la visita ad alcune realtà di Betlemme, dove missionari cristiani si prodigano per sollevare dalle sofferenze un popolo lacerato nel corpo e nello spirito. Abbiamo visto bambini forzatamente abbandonati delle loro madri, in attesa di poter essere adottati, e attualmente allevati dai missionari; sui nostri volti sono scese più volte le lacrime. Dopo questa esperienza sarà molto più difficile rimanere indifferenti di fronte alle frequenti notizie di guerra e di sofferenze di questa Terra martoriata; anche la nostra piccola preghiera può essere quella goccia di amore che porta sollievo responsabile in un mare di dolore. «Beati gli operatori di pace» è la Parola che risuona nei nostri cuori di fronte a queste opere della carità cristiana.Anche l’incontro con la comunità «Magnificat» di Gerusalemme, luogo di pacifica convivenza e promozione umana, dove studiano varie discipline musicali ragazzi ebrei, musulmani e cristiani, aiutati dalle offerte di molti benefattori, ci ha aiutato a vivere questa beatitudine.Tra i pellegrini cortonesi c’erano alcuni membri dell’associazione «Cortona cristiana» che hanno consegnato al responsabile della comunità «Magnificat» un’offerta, frutto delle donazioni ricevute nell’ambito del «Festival di musica sacra», tenutosi di recente a Cortona. Un pellegrinaggio in Terra Santa non si conclude con il rientro a casa!Dopo la grande scorpacciata di emozioni, notizie, impressioni, immagini, rimane il desiderio di raccontare tutto quello che abbiamo visto ed udito, rimane la comunione che lo Spirito ha creato in tutto il gruppo, rimane la voglia di fare qualcosa di più per essere anche noi operatori di pace. Così come i discepoli di Emmaus, tappa finale del nostro pellegrinaggio, vogliamo anche noi «tornare indietro e riferire agli altri tutto ciò che è accaduto lungo la via». Per condividere così le emozioni di aver potuto toccare con mano la terra dove visse Gesù.Lucia Panchini