Lettere in redazione
In risposta alla lettera sull’omofobia
Scrivo per rispondere alla lettera di Annalisa pubblicata sul numero del 15 settembre scorso. Analizzo i 4 punti proposti.
Nei punti 1-2 la lettrice suggerisce di estendere la legge Mancino anche ai gay. Perché non estenderla allora anche agli obesi o ai timidi o ai bassi di statura o ai balbuzienti? Sono tante le categorie che vengono denigrate nel mondo soprattutto in quello dei giovani. La denigrazione o la violenza devono essere punite nella stessa maniera qualunque sia la persona che le subisce. Per quale motivo l’aggressione a un gay deve esser punita con maggior rigore di un’aggressione alla mia persona?
Nel punto 3 la lettrice sostiene che la legge sull’omofobia non impedisce a nessuno di pensarla diversamente su matrimonio e adozione gay. Forse di pensarla diversamente no, ma impedisce di dirlo. Perché il tutto cadrebbe immediatamente nella discriminazione. Se non approvo queste cose discrimino il gay quindi la legge mi punisce. La lettrice dice poi che in Italia non c’è un uguaglianza di diritti. Questo è senz’altro vero. Ci sono trattamenti diversi per situazioni diverse. Io per esempio non ho i soliti diritti del presidente della Repubblica ma non sostengo di essere discriminato. La famiglia viene trattata in maniera diversa perché è in una situazione diversa dalle unioni gay. La legge sull’omofobia è un tentativo per ottenere per vie traverse dei riconoscimenti che spettano solo alla famiglia. È un primo piccolo passo per scalzare la differenza oggettiva con la famiglia.
Nel punto 4, secondo la lettrice, la scienza ha ormai appurato che omosessualità e transessualità siano fattori innati. A me questo non risulta affatto. Il famoso gene dell’omosessualità non è mai stato trovato. Anzi le ricerche scientifiche già da molto tempo sono state frenate dalle organizzazioni gay che non vogliono che si compiono studi sull’argomento. Forse temono che studiando studiando alla fine di innato non si trovi proprio nulla. La posizione attuale della psicologia sull’orientamento sessuale di una persona è che essa è la combinazione di tanti fattori che vanno dall’aspetto sociale a quello culturale a quello familiare a quello biologico alle esperienza fatte dalla persona. Essendo una combinazione di così tanti fattori ed essendo la psiche umana un mistero grandissimo non è possibile determinare con precisione una causa scatenante. Si possono però individuare delle condizioni più o meno favorevoli allo sviluppo di un orientamento omosessuale.
Su tutti questi aspetti però agisce sempre la libera scelta dell’individuo. Non so poi chi abbia detto alla lettrice che l’omosessualità sia una condizione immutabile. Non lo è affatto. Semmai è vero che più una persona vive in questa situazione più l’omosessualità si radica nella sua psiche e più è difficile cambiarla. Ma che sia impossibile non è scritto da nessuna parte. Joseph Nicolosi psicologo americano nel libro dal titolo «omosessualità maschile un nuovo approccio» edizioni Sugarco racconta di tante persone che hanno fatto il cambiamento. Come Luca de Tolve che ha anche costituito un associazione per aiutare altri a farlo.
Credo che un dibattito, pacato e rispettoso, su un tema così delicato sia davvero utile. Ovviamente non si tratta di difendere l’omofobia, che dovrebbe essere condannata da tutti. Si tratta di capire se questa legge ci farà compiere un passo in avanti, punendo con maggiore severità le violenze contro gli omosessuali, oppure un passo indietro, andando a perseguire reati d’opinione. In altre parole, come ha spiegato Paola Binetti, c’è «il rischio che si trasformi in reato d’opinione qualcosa che non ha nulla a che vedere con la violenza né con la istigazione alla violenza, ma costituisce semplicemente un punto di vista diverso, discutibile, magari anche sbagliato da parte di chi la pensa diversamente, ma pur tuttavia semplicemente attinente alla libertà d’opinione».
Claudio Turrini