Lettere in redazione

In ricordo di monsignor Castellano

Caro Direttore,ti ringrazio molto della fiducia che mi hai dimostrato affidandomi il compito di ricordare mons. Castellano nelle pagine regionali di Toscanaoggi (Castellano, un vescovo protagonista del Concilio – pubblicato sul n. 15). Proprio in virtù di questo delicatissimo compito, ti sarei grato se potessi far emergere le seguenti considerazioni che nel testo pubblicate sono «saltate» e che ritengo importanti sia per il profilo personale che per quello pastorale di monsignor Castellano: 1) Mons. Castellano è morto povero: lo ha ben ricordato mons. Buoncristiani nell’omelia delle esequie, evidenziando in modo commovente le sue qualità umane e le virtù cristiane compresa la Carità anche materiale verso i bisognosi. 2) Di grande rilievo pastorale è stato il suo assiduo impegno, iniziato a metà degli anni ’70, nel non facile compito di riunire nell’unica arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa e Montalcino quella di Siena e le Diocesi di Colle di Val d’Elsa e Montalcino, così come deciso definitivamente nel 1986. 3) Tristi vicende di sette religiose e guaritori, che turbarono non poco la vita della comunità ecclesiale senese alla fine degli anni ’70, addolorarono molto il suo cuore di Padre anche per le dolorose, ma necessarie decisioni che dovette assumere in proposito.Riccardo RossiSiena

Ben volentieri, caro Riccardo, diamo spazio a queste tue ulteriori considerazioni, che permettono di delineare ancor meglio la personalità di mons. Castellano e alcuni tratti del suo lungo episcopato (1961-1989).

Inoltre dai a me l’occasione di inserirmi con qualche ricordo personale. Quando nel 1970 fui nominato Presidente diocesano dell’Ac fiorentina, mons. Castellano era Vescovo delegato della Cet per l’apostolato dei Laici. Era un tempo particolarmente fervido per il laicato cattolico, ma certamente non privo di difficoltà per l’Ac. Il nuovo Statuto, che ne sanciva l’unificazione, varato nel 1969, creava qualche difficoltà perché imponeva notevoli cambiamenti, strutturali, certo, ma soprattutto di mentalità; inoltre la «scelta religiosa» non sempre ben compresa determinava critiche anche forti da chi la interpretava – e non era vero – come un comodo rinchiudersi in sacrestia.

In questi frangenti trovai in mons. Castellano consiglio e aiuto. Ma i nostri rapporti divennero molto frequenti, e per così dire istituzionali, quando nel 1973 fui eletto anche Delegato regionale dell’Ac. E fu soprattutto allora che fu per me un Vescovo delegato ricco di consigli, ma anche disponibile ad assumersi impegni concreti, gentile e accogliente e, al di là di qualche apparenza, niente affatto pomposo, che seguiva davvero le associazioni dei laici e l’Ac in modo particolare per un antico amore, mai sopito e sempre dichiarato. Credeva davvero nell’impegno dei laici, li valorizzava e… li coinvolgeva – lo so per esperienza diretta – in «missioni» anche delicate, quando si trattava di aprire la strada a successivi interventi della Gerarchia.

Quando nel dicembre del 1983 decollò il progetto di un settimanale unitario per tutta la Regione e io fui incaricato di pilotare Toscanaoggi, mons. Castellano colse subito l’importanza dell’iniziativa, l’approvò, la sostenne. Ricordo vari incontri a Siena per illustrare la finalità di un progetto che era fortemente innovativo. Avrebbe potuto – come fu fatto in altre Diocesi – imporlo. Preferì invece rispettare le resistenze che emersero a Siena e operare perché venissero superate anche con tappe intermedie.

Infatti – e questa fu una particolarità anche curiosa – aderì a Toscanaoggi prima la Diocesi di Colle Val d’Elsa e in un secondo momento la Diocesi di Siena. Infatti solo nel 1986 le due Diocesi – unitamente a quella di Montalcino – furono unificate, anche se già erano unite nella persona del Vescovo.