Italia
In piazza contro l’usura
«Quando una famiglia non ha da mangiare e deve pagare il mutuo ricorre all’usura: non è umano!». Sono le parole forti pronunciate oggi da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, rivolgendo anche un forte appello affinché «le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità della persona umana». Presenti in piazza oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura «Giovanni Paolo II». Tutti hanno partecipato, nel pomeriggio, ad una messa solenne a San Pietro, presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica. Ha portato un saluto anche monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mentre sull’altare, tra i concelebranti, c’erano l’arcivescovo di Bari e presidente della Conferenza episcopale pugliese, monsignor Francesco Cacucci e il presidente della Consulta padre Massimo Rastrelli. La Consulta ha reso ufficiale l’indizione della Giornata nazionale di lotta all’usura promossa da tutte le Fondazioni antiusura, che sarà celebrata per la prima volta il 21 settembre, festa di San Matteo, ex-usuraio diventato apostolo di Gesù. Ancora commosso e tremante per l’importante giornata è monsignor Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta.
Si aspettava queste parole forti di condanna dell’usura da parte di Papa Francesco?
«Il Papa ha detto poche parole ma molto significative, probabilmente a braccio. Questo vuol dire che sente profondamente il problema. C’è in me ancora tanta commozione: l’autorevolezza del Papa ci ricompensa di venti anni di lotta. Quando abbiamo cominciato non si parlava di questo problema. Crediamo che il messaggio del Papa possa avere una risonanza notevole attraverso i mass media. Purtroppo il fenomeno dell’usura è in crescita a causa delle difficoltà economiche delle persone, sulle quali gli usurai si precipitano come avvoltoi. Per i volontari, le persone a rischio di usura e le persone usurate, le sue parole sono un grande incoraggiamento. Tra noi c’è anche un pullman di ex-giocatori d’azzardo: hanno capito che il tentare la fortuna non risolve i problemi della perdita di lavoro ma affama ancor più le famiglie, portando ad altre più gravi tragedie».
Con la crisi e la perdita del lavoro sono aumentate le persone che vi chiedono aiuto. O è anche frutto della vostra presenza e azione?
«È aumentato il disagio ma anche la sensibilità della gente. E abbiamo una Chiesa molto più vicina. C’è una coscienza di popolo che cresce. Per noi è stato importante celebrare l’eucarestia nella basilica di San Pietro, per passare simbolicamente dal pane negato (l’usura), al pane donato e al pane condiviso. Sono per noi passaggi fondamentali, educativi, e appartengono alla cultura pastorale che è alla base dell’attività di prevenzione».
Il Papa ha fatto riferimento al problema dei mutui che le famiglie talvolta non riescono a pagare. Un appello implicito alle banche?
«Certamente sì. Le banche in questo periodo hanno ristretto le possibilità di mutui, pur avendo concesso la sospensione di un anno per chi non riesce a pagare le rate. Ma le persone che hanno iniziato anni fa a pagare un mutuo e hanno perso il lavoro oggi stanno rivendendo le case. E tanti vendono le case per sopravvivere. Chiedo anch’io alle banche, che usufruiscono del deposito dei fondi delle fondazioni, di essere più attente, vicine e veloci nell’approvazione delle nostre richieste. La sospensione di un anno è stata, per certi versi, una provvidenza. Ma se, dopo un anno, le persone non riescono a lavorare di nuovo, i problemi continuano».
Cosa chiedete invece, di nuovo, al governo italiano?
«Non basta fare una legge contro l’usura, bisogna anche rifinanziarla annualmente. Lo Stato non può fare delle leggi per combattere l’usura e poi tenere in vita esperienze come il gioco d’azzardo, che sono una delle cause principali. Con la mancanza di lavoro le persone diventano dipendenti dal gioco, che poi affama e disgrega le persone, causando suicidi e altre tragedie. La gente non può vivere sotto minaccia e nella paura. Noi ci auguriamo che lo Stato dia il lavoro e non l’incentivazione della fortuna attraverso il gioco d’azzardo, in modo che la gente possa ricominciare a pagare il mutuo e a fare una vita normale. Ma devono essere messi in condizione di poterlo fare».