Vita Chiesa
In Papa in Turchia: «Fra Bartolomeo e Francesco alchimia particolare»
Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo di nuovo insieme. Questa volta a Istanbul per festeggiare domenica 30 novembre al Fanar la festa di Sant’Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. È questo «il motivo» principale che ha spinto papa Francesco in terra turca. «È un grande onore poter ricevere il primo tra tutti i vescovi della cristianità, Papa di Roma», dice il metropolita Athenagoras del Belgio, esarca per i Paesi Bassi e Lussemburgo e membro del Santo Sinodo. E aggiunge: «Il fatto che il Papa abbia accettato l’invito del Patriarca Bartolomeo ci ha ricolmato di gioia».
Quali sono le attese per questo nuovo incontro?
«Il mondo sa che Francesco è un papa di umiltà e di apertura. Un papa che vuole fare passi nuovi. Speriamo che questo incontro possa dare uno slancio nuovo al dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. Ne abbiamo un estremo bisogno. Non si può restare fermi al primo incontro di 50 anni fa tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora. Bisogna andare avanti. Penso che sia molto importante mostrare al mondo che il nostro non è un dialogo statico ma un dialogo dinamico».
A quali passi sta pensando?
«Non siamo ancora sul punto di un ristabilimento di una piena comunione tra le nostre Chiese. Purtroppo non siamo ancora arrivati a questo punto. Non saprei. I passi nuovi arrivano spontanei. Attendiamo sempre un miracolo. Il miracolo si attende e arriva per grazia di Dio».
Ma lei oggi è più ottimista rispetto al futuro di comunione tra le due Chiese?
«Ottimista? Spero sempre. Possiamo dire che la Chiesa cattolica e il patriarcato ecumenico possono contare su interlocutori onesti, fortemente impegnati nel dialogo. Bisogna continuare su questa strada perché questi rapporti crescano sempre più e consentano di fare passi nuovi».
Il Patriarca Bartolomeo e Papa Francesco sembrano molti uniti tra loro…
«Parlerei piuttosto di un’alchimia particolare. E questo rapporto tra loro è molto importante. Non è qualcosa di artificiale, di costruito. Per questo penso che ci si può attendere qualcosa di nuovo».
Che cosa hanno in comune il Papa e il Patriarca?
«Sono entrambi persone che hanno un carattere proteso verso la verità, sono due persone autentiche: il modo in cui si comportano con gli altri coincide con quello che sono veramente. Hanno entrambi una naturalezza nei rapporti con gli altri. Ed hanno entrambi la stessa propensione a guardare il mondo così come è e di saper cogliere i problemi. Per questo entrambi spronano la Chiesa a fare qualcosa perché la presenza di Dio sia preservata in questo mondo. Sono consapevoli del fatto che tanta gente lascia la Chiesa, le voltano la schiena e vive come se Dio non esistesse. È una grande sfida e un grande dolore. Sono stato uditore in Vaticano durante il sinodo sulla famiglia. È molto importante oggi avere il coraggio di andare verso i nostri fedeli, accoglierli, mettersi in loro ascolto e dare risposte pastorali. Interessante è stato il dibattito sui divorziati risposati. Perché non dar loro una seconda chance, visto che rifiutare loro la comunione provoca un senso di rifiuto e di marginalizzazione? È un problema che interpella non solo la Chiesa cattolica: anche noi, come chiesa ortodossa, abbiamo la sfida dei sacerdoti sposati che vivono lo stesso problema».
Un’altra sfida è quella della pace. Cosa possono fare le Chiese cristiane insieme?
«Credo che dobbiamo testimoniare innanzitutto come cristiani che la nostra divisione dà a questo mondo una testimonianza debole. Come diceva per esempio il compianto Ignazio IV, Patriarca greco-ortodosso d’Antiochia e di tutto l’Oriente, bisogna celebrare la Pasqua insieme perché soprattutto in Medio Oriente non farlo rappresenta uno scandalo. Occorre poi far sentire insieme la nostra voce. Abito in Belgio, nel cuore della costruzione dell’Unione europea: insieme, come cristiani delle diverse confessioni, dobbiamo andare dai leader politici europei e parlare di questa tragedia della cristianità che si sta vivendo in Medio Oriente, nella terra che è stata la culla del cristianesimo ma che rischia di rimanere svuotata dei cristiani. E dal Fanar, Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo lanceranno insieme un messaggio comune».
Faranno un appello di pace per il Medio Oriente?
«Ne sono sicuro. Non conosco il contenuto del messaggio che probabilmente hanno già preparato. Ma sono sicuro che il Papa e il Patriarca faranno un appello per il Medio Oriente, soprattutto chiederanno pace e rispetto per i cristiani in Siria e in Iraq».