Due anni per attraversare il deserto, sei mesi per «guadagnarsi» il viaggio della speranza. Poi l’Italia, Lampedusa e infine i monti della Valtiberina, la nebbia e la neve, mai viste prima, a condire un’attesa infinita in bilico tra speranza e disperazione. Stiamo parlando della storia dei quindici ghanesi, tutti uomini tra i venti e i trenta anni, di cui avevamo già parlato in passato, che dal settembre scorso sono ospiti di una struttura ricettiva nei monti della Valtiberina.Sono passati sei mesi dal loro arrivo nella nostra terra e ancora nulla si è mosso. Sei mesi passati dentro un edificio di pochi metri quadrati. Sei mesi vissuti in una surreale posizione di «fuori legge», non perché abbiano infranto qualche norma, ma perché al momento la legge italiana non prevede che possano esistere persone nella loro situazione. Non possono essere classificati come «rifugiati», la condizione giuridica che indica persone fuggite dal proprio Paese per via di discriminazioni politiche, religiose o razziali. Non è questo, infatti, il loro caso. Non possono spostarsi dalla struttura che dal settembre li accoglie. Hanno passato lì Natale e Capodanno. E sui monti della Valtiberina passeranno anche la Pasqua.Nel caso in cui non gli venisse accordato il permesso di rimanere sul suolo italiano dovrebbero tornarsene a casa a spese proprie. Il come poi è tutto da vedere dato che non hanno né denaro, né la possibilità di trovare un lavoro. Una storia incredibile quella dei quindici ghanesi, partiti più di due anni fa dallo stato dell’Africa centro-occidentale. Hanno attraversato il deserto, raggiungendo le coste libiche dove hanno lavorato sei mesi gratuitamente per ricevere in cambio una speranza: il viaggio per l’Italia. Sono stati imbarcati su due «carrette» del mare, una delle quali è affondata trascinando verso la morte il suo carico di vite. Per gli altri invece, una volta arrivati in Italia, è iniziata l’odissea, in attesa di poter regolarizzare la propria situazione. Una parte del gruppo è arrivato in Valtiberina. Sono tutti provenienti dal Ghana, ma non si conoscevano. Connazionali con un comune destino: arrivare in Valtiberina e rimanere in «stand by» per più di sei mesi, a stretto contatto l’uno con l’altro.Un po’ come carcerati, hanno passato sino ad oggi le proprie giornate scandendo le ore tra un pasto, un programma televisivo via satellite e tanta attesa. Attesa per tornare ad essere delle normali persone libere e non soltanto dei «fuori legge». di Lorenzo CanaliÈ mobilitazione in riva al TevereDal settembre scorso, quando i quindici ghanesi sono arrivati in Valtiberina, è scattata una vera e propria mobilitazione. In prima fila la Confraternita di Misericordia e la parrocchia del duomo di Sansepolcro che hanno provveduto a procurare generi di prima necessità e vestiti.