Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«In diocesi 52 nuovi oratori per formare giovani liberi».

Cinquantadue oratori da realizzare in dieci anni nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. È la scommessa lanciata dall’arcivescovo Riccardo Fontana che ha presentato il progetto durante l’incontro con la stampa locale per gli auguri natalizi. «Si tratta di una risposta alla sfida educativa, che si inserisce a pieno titolo nel cammino tracciato dalla Chiesa italiana con gli Orientamenti pastorali per il decennio», ha spiegato il presule. Il percorso nel segno dei giovani vedrà coinvolte le parrocchie e le zone pastorali. «Considerare gli oratori come un’idea ormai superata è un errore – ha sottolineato Fontana –. In realtà sono luoghi formativi essenziali in cui è possibile il passaggio della fede da una generazione all’altra attraverso un’autentica testimonianza cristiana».

L’iniziativa è stata elaborata sulla scia della prima lettera pastorale che l’arcivescovo ha pubblicato lo scorso settembre e che ha per titolo «La Chiesa di san Donato». «Occorre che la comunità cristiana – ha scritto il presule – impari a suscitare e riconoscere il desiderio che i giovani hanno nel cuore. L’educazione è un processo fondato sulla relazione tra le persone. Non si educa senza coinvolgerci; educare è una sorta di maieutica socratica, combinata con la gioia di far nascere uomini e donne veri e liberi». Da qui la scelta di puntare sugli oratori, secondo lo stile di una Chiesa che «non desidera chiudersi all’interno delle sacrestie ma vuole aprirsi al mondo ed entrare in dialogo con il nostro tempo», ha detto Fontana. Fin da subito si partirà dal recupero della zona limitrofa alla parrocchia di San Domenico ad Arezzo, «un luogo che ha visto crescere generazioni e generazioni». I prossimi passi saranno compiuti nelle parrocchie limitrofe al centro cittadino dove già esistono strutture interessanti per il progetto come ad Olmo e a Pescaiola.

Inoltre l’arcivescovo ha annunciato che la chiesa di San Michele ad Arezzo, che si affaccia nella via principale del passeggio, sarà la sede della Pastorale giovanile della diocesi. È il luogo dove «il Concilio ha fatto il suo ingresso ad Arezzo» e che «torna ad essere il centro di propulsione per i giovani», ha chiarito il presule. Così l’antica chiesa dei camaldolesi sarà la sede anche della rinata Fuci aretina (Federazione universitaria cattolica italiana), guidata dal monaco camaldolese dom Matteo Ferrari. «Si recuperano le tradizioni e gli spazi della Chiesa locale mettendosi in linea con la questione della sfida educativa sulla quale la Conferenza episcopale italiana ha richiamato l’attenzione dei cattolici», ha detto Fontana.

In questo itinerario si inserisce il corso per operatori di pastorale giovanile cominciato da un mese all’istituto superiore di scienze religiose «Beato Gregorio X» di Arezzo e organizzato in collaborazione con l’Università Pontificia Salesiana. «C’è bisogno di formare i formatori per aiutare i ragazzi a uscire dall’indecisione che li paralizza e a vivere incontri nell’amore vicendevole», ha precisato l’arcivescovo.

Poi il messaggio per questo tempo di festa. «Serve recuperare la dimensione spirituale della vita e seguire l’esempio di Gesù, che per primo è voluto stare in mezzo alla gente», ha sottolineato Fontana, auspicando un Natale «dove si riscopra la bellezza del fare festa e dello stare insieme con gioia». Una gioia che nasce dalla consapevolezza che il Signore è vivo in mezzo a noi. Per questo il presule ha esortato al «coraggio» e ha chiesto di «rimboccarci le maniche e metterci al lavoro soprattutto a vantaggio delle fasce di popolazione che si trovano in maggiore difficoltà».