Pisa

IN COMUNIONE COL PAPA

di Andrea BernardiniQuaranta arcivescovi metropoliti di tutto il mondo hanno ricevuto da Benedetto XVI il sacro pallio.Tra loro anche cinque italiani: Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano; Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento; Paolo Pezzi, arcivescovo a Mosca; Lorenzo Voltolini Esti, arcivescovo di Portoviejo (Ecuador); ed il nostro arcivescovo Giovanni Paolo Benotto.La liturgia si è svolta nella cappella papale della Basilica vaticana, la mattina di domenica scorsa, solenne memoria dei santi Pietro e Paolo. Il pallio, una stretta fascia di stoffa a forma di anello, tessuta in lana bianca, è il simbolo di un legame speciale con il Papa ed esprime la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione.«Quando prendiamo il pallio sulle spalle – ha osservato Benedetto XVI – quel gesto ci ricorda il pastore che prende sulle spalle la pecorella smarrita, che da sola non trova più la via verso casa, e la riporta all’ovile». Il pallio, dunque, rappresenta la chiamata ad amare gli uomini così come fa Gesù Cristo: gli uomini «che sono in ricerca, che hanno delle domande, quelli che sono sicuri di sé e gli umili, i semplici e i grandi».Ad accompagnare l’arcivescovo Benotto, anche la comunità del seminario.Commenta monsignor Roberto Filippini, rettore del «Santa Caterina» e delegato per l’ecumenismo: «È stata davvero un’ esperienza straordinaria di cattolicità quella vissuta dalla comunità del seminario che ha accompagnato l’arcivescovo a Roma nel giorno in cui ha ricevuto dal Papa il segno della responsabilità pastorale della metropolia: il pallio. Nella basilica di S.Pietro gremitissima di fedeli di tutto il mondo, di clero, di vescovi e cardinali, i nostri seminaristi insieme ai familiari di monsignor Giovanni Paolo Benotto hanno potuto prendere posto nelle prime file del transetto di destra, molto vicini all’altare della confessione, partecipando con emozione alla splendida liturgia. La consegna del pallio agli arcivescovi metropoliti nominati nell’anno, avviene tradizionalmente nella solenne memoria dei Santi Pietro e Paolo, festa per eccellenza della Chiesa romana che “presiede” alla comunione universale fra le Chiese. È di grande significato che già da qualche anno assistano alla celebrazione molte delegazioni delle chiese sorelle dell’ortodossia, ma quest’anno la dimensione ecumenica della festa, ha avuto un’ulteriore enfasi per la presenza del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, che ha affiancato Benedetto XVI nella liturgia della Parola tenendo anch’egli l’omelia e impartendo, infine, la benedizione apostolica. Molti sono stati i segni di fraternità e di comunione che hanno permesso di guardare alle relazioni fra i cristiani con maggiore ottimismo e più salda speranza. Uno per tutti, fra i più significativi: il Vangelo è stato proclamato in latino e in greco e dopo la lettura il diacono cattolico lo ha fatto baciare a sua santità Bartolomeo, mentre il diacono ortodosso lo ha offerto al bacio riverente di Papa Benedetto: entrambi così hanno manifestato la medesima sottomissione all’unica Parola di Salvezza che già ci unisce e ci edifica come Chiesa di Cristo. L’impegno per l’unità è stato fortemente sottolineato da Benedetto XVI nella riflessione sulla figura di Pietro ed è stato indicato come una passione che deve animare innanzitutto i pastori, ma anche ogni credente che voglia raccogliere e far sua la preghiera di Cristo “che siano una cosa sola”. I Santi Apostoli Pietro e Paolo, nell’abbraccio che li unisce verso il martirio, sono stati proposti dal Santo Padre come l’icona di una Chiesa che ritrova la sua concordia nel servizio generoso all’evangelizzazione universale e nella testimonianza all’unica fede. Dopo la preghiera dei fedeli, l’imposizione dei palli ai 40 arcivescovi metropoliti, tra i quali anche monsignor Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Ad altri due presuli il pallio viene consegnato nelle loro sedi metropolitane: si tratta di William D’Souza, arcivescovo di Patna (India) e Edward Tamba Charles, arcivescovo di Freetown and Bo (Sierra Leone).