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In campo con il velo: Ikhlas,18 anni tra calcio e Corano

«La mia passione per il calcio – racconta Ikhlas – nasce sin da quando ero piccola, seguendo le avventure di Holly e Benji alla tv. Le regole erano semplici, bastava prendere un pallone e iniziare a giocare».

Nata ad Hamman Sousse in Tunisia, Ikhlas è cresciuta in Italia e ha deciso di coltivare il suo interesse per questo sport.

Il suo percorso sul campo da gioco non è però iniziato da calciatrice. Fischietto, cartellini, cronometro e monetina. Ikhlas conosce bene ciò che serve per arbitrare perché ha deciso di muovere i suoi primi passi nel mondo del pallone come direttore di gara, dopo aver  frequentato e superato il corso per arbitri della sezione AIA Valdarno.

Con la sua determinazione la giovane tunisina è riuscita ad ottenere ottimi risultati. Ma Ikhlas ha dimostrato a tutti che passione sportiva e tradizione religiosa possono coesistere, scegliendo di arbitrare con l’hijab.

La giovane «giacchetta nera» è stata probabilmente la prima in Italia, ma non l’unica. In provincia di Cremona, infatti, ha debuttato in campo un’altra ragazza con il copricapo islamico.

Ikhlas ha diretto incontri nelle categorie Esordienti e Giovanissimi e le difficoltà che ha riscontrato non sono mai state collegate con la scelta di indossare il copricapo islamico, ma più comunemente per il ruolo ricoperto sul rettangolo di gioco.

«Fare l’arbitro – sottolinea – è sicuramente un’esperienza formativa perché dover gestire 22 giocatori di cui ognuno sta dalla parte della propria squadra, cercando di ostacolare il tuo lavoro, non è semplice. Non tutti lo possono fare, ma ci possono provare!».

Recentemente Ikhlas ha messo parte la divisa nera per fare spazio a quella di una società di calcio femminile aretina. L’amore per questa disciplina sportiva le ha fatto cambiare punto di vista, ma ha mantenuto ben salde le sue decisioni.

«Giocare con il velo islamico che copre capelli e collo non è vietato e non mi crea nessun problema», spiega Ikhlas che, per rispettare le scritture coraniche, oltre al foulard tradizionale indossa anche la calzamaglia nera per coprire la parte di gamba tra calzoncino e calzettone che rimarrebbe scoperta.

Sulla questione dell’hijab era intervenuto nel 2012 l’IFAB (International Football Association Board), l’organo internazionale della Fifa che si occupa delle regole del calcio. Il board della Federazione che riunisce le associazioni calcistiche aveva concesso ufficialmente alle giocatrici di indossare il velo dopo l’episodio dell’anno precedente con la nazionale iraniana. Le calciatrici islamiche volevano scendere in campo con velo e calzamaglia, all’epoca non permessi , e si videro negare l’accesso alle Olimpiadi di Londra.

Adesso Iklhas frequenta il quarto anno dell’Istituto tecnico per geometri di Figline e non intende rinunciare al suo sogno.

«In futuro, spero solo di porte continuare a giocare. Al momento mi trovo bene con le mie compagne e ho già anche conosciuto le ragazze più grandi della prima».

Chissà se un giorno riuscirà anche a scambiare qualche passaggio con il suo idolo portoghese!