Firenze

In 900 dalla diocesi di Firenze alla Gmg di Lisbona, Betori: «Non è vero che i giovani sono lontani dalla ricerca di Cristo»

Il cammino sinodale

«A caratterizzare la nostra vita pastorale – ha esordito l‘arcivescovo – è ancora il Cammino sinodale, a cui papa Francesco ha convocato la Chiesa universale e che ha trovato una sua specifica modalità nella Chiesa italiana, con la scansione in tre momenti dedicati rispettivamente all’ascolto (fase narrativa), al discernimento (fase sapienziale) e alle scelte (fase profetica). Abbiamo appena concluso il biennio dedicato alla prima fase e, grazie al metodo della “conversazione spirituale”, siamo maturati nelle nostre comunità in ordine alla conoscenza, al coinvolgimento, alla partecipazione, dando riconoscimento alla comune dignità battesimale». «Non tutte le nostre comunità – ha notato Betori – si sono impegnate in questo itinerario ecclesiale e ciò ne ha limitato le ricadute positive sull’intera diocesi, ma là dove ci si è affidati alle proposte del Cammino sinodale si è registrata una crescita nella comunione. La nostra Diocesi, tramite i referenti sinodali, ha tradotto quanto emerso dalle narrazioni condivise in una sintesi positiva, che vi invito a leggere e che costituisce il nostro apporto alla sintesi nazionale».«Quel che soprattutto è emerso da quest’esperienza – ha aggiunto – è che essa ci ha aiutato a capire che il futuro della nostra vita ecclesiale non potrà più fare a meno di assumere la prassi dell’ascolto comunitario come la forma con cui vivere le diverse dimensioni e azioni della pastorale. In altre parole, l’esperienza dell’ascolto reciproco non sta alle nostre spalle, come un esercizio limitato a un biennio, ma sta di fronte a noi, come il volto della Chiesa del futuro. Sarà lo strumento che ci permetterà di vivere una Chiesa meno clericale, meno di pochi addetti ai lavori, meno legata al si è sempre fatto così».A partire dal mese di settembre inizierà la seconda fase del Cammino sinodale, dedicata al discernimento: «Le linee di lavoro ci verranno consegnate verso la metà del prossimo mese, ma già fin d’ora emergono cinque ambiti su cui dovremo esercitare la nostra lettura della realtà alla luce della parola di Dio e dei segni dello Spirito. Non saremo ancora al momento di decisioni che dovranno essere prese dall’Assemblea sinodale nazionale che dovrebbe celebrarsi nel 2025. Ma non è meno importante quello che ci viene chiesto ora: individuare gli ambiti che riteniamo più significativi per il rinnovamento della Chiesa nel nostro Paese. Invito tutti a coinvolgersi e a dare il proprio contributo. Nessuna comunità, parrocchiale o aggregativa, si senta esonerata. Intanto noi stessi saremo protagonisti di un confronto su questo interrogativo a Lecceto, durante la nostra tre giorni di settembre, avvalendoci delle schede diocesane che verranno approntate per il passaggio alla fase sapienziale del Cammino sinodale».

Il giubileo del 2025Si prospetta davanti a noi, ha ricordato l’arcivescovo, anche l’appuntamento del Giubileo dell’anno 2025. «Il Papa ha chiesto di avvicinarci a questo evento anzitutto con una rilettura e riappropriazione del Concilio Vaticano II e poi con l’impegno alla crescita personale e comunitaria nell’esperienza della preghiera. Occorre riconoscere che il primo anno di questo programma è passato un po’ in sordina. C’è tempo per recuperare e soprattutto per dare corpo alla prospettiva indicata per l’anno 2023-2024 a riguardo della promozione della preghiera. A questo tema, come clero, pensiamo di dedicare le nostre giornate di aggiornamento teologico-pastorale a gennaio».

Testimoni del VangeloIn questi ultimi mesi, ha ricordato Betori, «la nostra diocesi ha vissuto alcuni momenti significativi che ci richiamano alle testimonianze di Vangelo che ci sono trasmesse in eredità dal nostro lontano e recente passato. Per due volte il Papa ha approvato l’esistenza in forma eroica delle virtù cristiane nella vita di due donne della nostra terra. La prima appartiene al lontano passato, ma è in grado di gettare ancor oggi una luce particolare sul mistero dell’unione con Dio, anche grazie a un’esperienza mistica che è assai vicina a quella della quasi coetanea Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607). Sto parlando della ven. Maria Margherita Diomira Allegri, delle suore Stabilite nella Carità (1651-1677). L’altra donna è invece una giovane del nostro tempo, Maria Cristina Ogier (1955-1974), che alcuni di voi hanno potuto conoscere; una giovane che, pur segnata dalla sofferenza, si prodigò per i malati e per le opere missionarie. La santità continua a offrirci motivi di riflessione e indurci alla santificazione nostra e della gente a noi affidata».

Don MilaniIn questo contesto, ha sottolineato Betori, «Di particolare esemplarità rifulge anche la figura di don Lorenzo Milani, del quale abbiamo da poco ricordato il centenario della nascita. La presenza a Barbiana del Presidente della Repubblica ha completato sul versante della società civile quel riconoscimento che nel 2017 Papa Francesco aveva offerto per conto della realtà ecclesiale. L’evento va collocato infatti sullo sfondo di un rapporto con le istituzioni civili che aveva visto don Lorenzo Milani condannato per la sua difesa della obiezione di coscienza. La persona e l’esperienza di don Milani continuano a interrogarci, non per un’imitazione peraltro da lui mai voluta, ma per una risposta nostra alle condizioni di negazione della dignità della persona umana ancora così diffuse. Le iniziative previste dal Comitato nazionale per il centenario ci aiuteranno a porre a fuoco questo interrogativo sui versanti ecclesiale, civile, educativo, sociale».

Giovani alla GmgRiguardo alla vita ecclesiale, «una parola di speranza è legata alla notizia che ben oltre 900 giovani fiorentini partiranno per Lisbona, dove all’inizio di agosto si terrà la 37ª Giornata Mondiale della Gioventù. A me, a noi che siamo soliti lamentare l’assenza di giovani dalla vita ecclesiale, questo numero suona come un appello: non è vero che i giovani, che tutti i giovani siano lontani dalla ricerca di un’esperienza che li ponga a confronto con Cristo; anche se non ne conosciamo le motivazioni più profonde, ci sono giovani che sono pronti a rispondere a una chiamata. Il problema, dobbiamo confessarlo, non sono i giovani, ma siamo noi adulti, noi comunità cristiane, anche noi preti, che non dobbiamo pensare che non ci sia un modo per dialogare con loro, per proporre qualcosa che li interessi, per coinvolgerli in qualcosa che abbia per loro significato. La responsabilità è nostra».

La preghiera per KataleyaNon è mancata, nelle parole del cardinale, un riferimento alla vicenda che sta tenendo tutti in apprensione: «A concludere, ma al primo posto nel nostro cuore, è la sorte della piccola Kataleya scomparsa ormai da molti giorni e di cui attendiamo il ritorno alla sua famiglia e a tutti noi. Dal momento della scomparsa ho chiesto che dalle nostre comunità si innalzassero preghiere al Signore. Rinnovo questa richiesta. Nella preghiera uniamo anche tutti i bambini del mondo minacciati nella loro vita e nella loro dignitosa esistenza, a causa di guerre, migrazioni, condizioni di povertà materiale ed educativa, fame, abbandono».