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IMMIGRAZIONE: ZERAI (HABESHIA), ATTO DISUMANO, MORTE SENZA SOCCORSI 65 PERSONE

“Un atto disumano lasciar morire in mare 65 persone”: è la denuncia di don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia, che ha avuto ieri notizie certe da uno dei sette superstiti – ora in salvo a Tripoli – che facevano parte del gommone partito da Tripoli il 25 marzo con 72 persone, rimasto senza benzina il giorno dopo e poi sparito nel nulla. Secondo i racconti dei testimoni sarebbe stato “abbandonato da diversi navi militari, addirittura un elicottero si è avvicinato fornendo loro da bere ma lasciando morire 65 persone donne e bambini”. “E’ stato un atto disumano compiuto da chi ha visto quel gommone e non li ha soccorsi – dichiara don Zerai -, una omissione di soccorso da parte di tutte quelle navi militari che li hanno incrociati, e dell’elicottero che non ha mandato i soccorsi”. Il sacerdote riferisce che alla guida del gommone c’era un ragazzo del Ghana “che non sapeva neanche utilizzare il GPS sul telefono satellitare. Ha chiesto aiuto e tentato di parlare anche con la guardia costiera italiana ma non si sono capiti”. Don Zerai chiede la Nato “faccia piena luce su questa vicenda: perché queste 65 persone sono state lasciate morire? di chi era l’elicottero che si è limitato a fornire acqua ai profughi senza poi mandare i soccorsi? quali sono le navi militari che hanno avvistato questo gommone in questi giorni tra il 25-30 marzo? Chi ha deciso di non soccorrerli?”Sir