Italia

IMMIGRAZIONE: PREGHIERA ECUMENICA PER CHI «MUORE DI SPERANZA» NEI VIAGGI PER L’EUROPA

I bambini afgani che viaggiano – e perdono la vita – sotto il motore dei tir, i giovani sudanesi in fuga dal conflitto in Darfur, i liberiani che percorrono per giorni e giorni il deserto libico e poi il mare in gommoni di fortuna e lasciano dietro di sè i corpi senza vita dei compagni che non ce la fanno. Perché per arrivare in Europa da tutto il mondo c’è chi “muore di speranza”. Le oltre 12.438 vittime tra il 1990 e il 2008 sono state ricordate con nomi e storie questa sera a Roma in una affollatissima Basilica di S.Maria in Trastevere, nella preghiera ecumenica promossa da Comunità di S.Egidio, Acli, Centro Astalli, Migrantes, Caritas italiana, Federazione Chiese evangeliche. Erano presenti rappresentanti delle comunità ortodosse, valdesi, luterani, episcopaliani, greco-cattolici e migranti da Etiopia, Eritrea, Romania, Moldavia, Armenia, Bangladesh, Ucraina, India. La liturgia, aperta da una corale ortodossa eritrea-etiopica con lunghe vesti e copricapi bianchi entrata nella basilica a passo di danza e al ritmo dei tamburi, è stata tutto un susseguirsi di testimonianze drammatiche, appelli alla solidarietà e preghiere accorate da parte dei rifugiati e delle organizzazioni che li sostengono in Italia. Preghiere anche “per chi nei profughi non vuole riconoscersi e perciò non li ama”, perché “si convertano nel profondo del cuore”. Tra le migliaia di vittime dei diversi continenti di cui si è fatta memoria, anche i 140 egiziani e nigeriani morti nelle acque libiche nei giorni scorsi e Nouab, afgano di 16 anni, investito a febbraio vicino a Venezia dopo essere sceso dal tir in cui si era nascosto per oltrepassare la frontiera. Perché i minori afgani sanno che solo il fisico di un bambino può viaggiare per giorni appeso con la cintura dei pantaloni sotto un tir, vicino al motore, sopportandone il calore folle e il movimento degli ammortizzatori. Per loro, quello “è il posto più sicuro per evitare di essere scoperto e rimandato indietro”.Sir