E’ illusorio creare delle barriere sulle sponde libiche per fermare il flusso di profughi, è come voler fermare l’acqua del mare con un mano. I flussi nei tre grandi corridoi migratori provenienti dall’Africa sub sahariana aumenteranno di sicuro: a parlare al SIR è padre Cesare Baldi, direttore di Caritas Algeria, in questi giorni a Roma per partecipare al Migramed meeting promosso da Caritas italiana, che riunisce alcuni rappresentanti delle Caritas coinvolte nell’emergenza in Nord Africa e Medio Oriente (da Algeria, Turchia, Libano, Marocco, Francia, Usa). Caritas Algeria, che fa capo alle quattro diocesi algerine, lavora soprattutto con i profughi e sta allestendo un Centro d’ascolto e di prima accoglienza d’urgenza per i migranti. Molti, soprattutto nigeriani e maliani, provengono dal Sahara e dalla lunga e porosa frontiera tra Algeria e Libia. L’Algeria è terra di passaggio spiega per andare verso la Francia. Anche se non ci permettono di operare alla frontiera, sappiamo che i flussi sono in aumento e abbiamo notizie quotidiane di abusi. Don Baldi racconta che nei giorni scorsi il quotidiano algerino El Watan ha denunciato migliaia di morti algerini in mare nella rotta verso la Sardegna (per poi dirigersi in Corsica). Anche se, precisa padre Baldi, il governo, con il suo esercito, ha dei potenti mezzi di dissuasione per arginare le partenze dalle coste algerine. A suo avviso in Algeria non c’è la paura che il conflitto in Libia possa estendersi. Noi non siamo nella stessa situazione. Però c’è una sorta di tensione, si è un po’ sospesi. Ci si chiede: cosa sta succedendo? Cosa può succedere? Chi potrà prendere il posto di Gheddafi? Come avverrà questo passaggio? Secondo il missionario l’Algeria non esploderà come gli altri Paesi nordafricani perché si è appena usciti da un decennio di terrorismo che ha provocato ferite non ancora rimarginate. Però i giovani scalpitano per mancanza di posti di lavoro adeguati e ogni settimana ci sono richieste per il riconoscimento di maggiore dignità, diritti, aumenti di stipendio. Richieste che spesso vengono soddisfatte dal governo che riunisce i vari gruppi intorno ad un tavolo per poi fare delle concessioni. (Sir)