Aiutare i giornalisti e tutti gli operatori della comunicazione a «garantire un’informazione obiettiva e priva di stereotipi e pregiudizi» sull’informazione: è questo lo scopo del manuale Comunicare l’immigrazione. Guida pratica per gli operatori dell’informazione presentato oggi a Roma, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato dalla società cooperativa Lai-momo (www.laimomo.it) e dal Centro studi e ricerche Idos (www.dossierimmigrazione.it). Il manuale, 160 pagine suddivise in sei capitoli, fornisce cifre sullo scenario migratorio in Italia, informazioni sul quadro legislativo, sui migranti in Europa, sui media italiani e multiculturali, raccontando anche storie positive di immigrazione. Nel capitolo finale c’è un glossario con una cinquantina di voci per conoscere bene l’immigrazione e comunicarla in maniera corretta. Questa è anche l’avvertenza sottolineata dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa con la Carta di Roma del 2008. Il volume, pensato come sussidio per i giornalisti, unisce una grafica efficace a una esposizione chiara dei vari temi trattati. Fa parte del più ampio progetto Co-in. Comunicare l’integrazione, che prevede sei seminari territoriali rivolti ai giornalisti e una spring school per gli allievi delle scuole di giornalismo. Nei capitoli iniziali vengono ricordati i numeri dell’immigrazione, a partire dai 32 milioni di stranieri nell’Ue e i 5 milioni in Italia: anche se la crisi di questi ultimi anni ha portato a una riduzione delle quote annuali (l’ultima previsione è stata di 98.000 unità a dicembre 2009), la popolazione straniera ha continuato a crescere a seguito dei ricongiungimenti familiari (attorno ai 100.000 all’anno, un po’ meno nel 2010) e delle nuove nascite (quasi 80.000 ogni anno). Le acquisizioni di cittadinanza nel 2010 hanno superato le 60.000 unità, includendovi anche i minori nati in Italia che hanno presentato la domanda al compimento del 18° anno di età. Gli oltre 2 milioni di lavoratori, i 229.000 cittadini stranieri titolari d’impresa, il pluralismo religioso (con 2,5 milioni di cristiani e 1,4 milioni di musulmani), gli oltre 700.000 alunni iscritti nelle scuole italiane, i 21.000 matrimoni misti, mostrano come l’immigrazione sia diventata un fenomeno di portata nazionale, seppure con impatti differenziati per territorio: si va dal 61,3% del Nord al 25,2% del Centro e al 13,5% del Meridione. L’Istat prevede che la presenza straniera nel futuro è destinata ad aumentare, fino a raggiungere 12 milioni e 400 mila (18,4% della popolazione nel 2050.Nel volume vengono indicate alcune buone prassi comunicative in materia di immigrazione, dalle diverse trasmissioni della Rai, alle sperimentazioni della carta stampata, alle numerosissime testate multiculturali in lingua, alle innovazioni portate dai giovani delle seconde generazioni. In una scheda sintetica sono riportate, ad esempio, alcune linee guida per una informazione corretta sulla migrazione: oltre al rispetto delle norme deontologiche, si consiglia di evitare l’etichetta della nazionalità, i toni allarmistici, il linguaggio dell’estraneità, l’uso di cornici interpretative stereotipizzanti, e le scelte linguistiche che insistono sulle dimensioni della paura o dell’ansia, del pietismo o della compassione. Vengono presentate anche le agende sull’immigrazione dell’Unione europea fino al Programma di Stoccolma e raccontati i casi riusciti di integrazione, attraverso storie di vita. Parlare in positivo, è infatti la raccomandazione dell’Unione europea e di altre organizzazioni internazionali. Natale Forlani, direttore generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ribadisce appunto la necessità di garantire un’informazione obiettiva e priva di stereotipi e pregiudizi, idonei a generare o alimentare quei conflitti sociali che molto spesso caratterizzano le società contemporanee. (Sir)