Le prossime elezioni amministrative siano un’occasione importante perché i temi della giustizia sociale, dell’integrazione ritornino al centro dei programmi e delle politiche locali, evitando che la tematica dell’immigrazione sia usata pregiudizialmente e ideologicamente per scopi elettorali. E’ quanto auspicano la Commissione episcopale per le migrazioni e la Fondazione Migrantes, in una nota congiunta pubblicata oggi su alcuni aspetti della situazione migratoria in Italia. La Cemi che si è riunita a Roma lo scorso 15 febbraio – e la Migrantes chiedono un impegno educativo e sociale del mondo del laicato cattolico, perché anche il tema dell’immigrazione sia al centro dell’interesse comune e della vita delle nostre città. In relazione ai fatti di Rosarno la Cemi e la Migrantes sottoscrivono la nota pastorale dei vescovi della Calabria, sottolineando come la mancanza delle istituzioni sul territorio, la carenza di progettualità politica e sociale, come anche la dimenticanza della giustizia diventino causa di sfruttamento soprattutto degli immigrati, regolari e irregolari, di conflittualità sociale. Riguardo ai fatti di Milano prosegue la nota – si segnala che l’esclusione sociale, la ghettizzazione degli immigrati, la mancanza di un piano integrazione provocano scontri tra etnie, oltre che una crescente conflittualità.I vescovi della Cemi e la Migrantes sono anche preoccupate del succedersi di sgomberi di campi rom che stanno avvenendo in molte città e paesi d’Italia. La situazione già difficile di una minoranza del nostro Paese che attende ancora di essere riconosciuta, metà costituita da minori scrivono – vede non tutelati alcuni diritti fondamentali: alla salute, alla scuola, alla partecipazione sociale. Gli sgomberi, senza un progetto preciso che tuteli le famiglie rom e i minori, costituiscono un attacco ai diritti delle persone e delle famiglie, oltre che un motivo ulteriore per esasperare le relazioni tra le persone coinvolte. Riguardo al rapporto tra immigrazione e criminalità Cemi e Fondazione Migrantes ribadiscono quanto già affermato dal Segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata: non esiste alcuna coincidenza tra immigrazione e criminalità, e pertanto è impropria e falsa ogni criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati.I vescovi citano un capitolo del Dossier Caritas/Migrantes 2009: estrapolando, cioè, le denunce presentate contro autori noti ed equiparando le classi di età tra italiani e il numero effettivo degli immigrati si arriva a stabilire un uguale tasso di criminalità tra italiani e stranieri residenti. Recentemente si legge nella nota – notizie positive vengono dall’area romano-laziale, da dove nel 2007 era partito l’allarme nei confronti dei romeni. Sulla base dei dati del Ministero dell’Interno, Dipartimento Pubblica Sicurezza, pubblicati nell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, pubblicato congiuntamente alla Camera di Commercio e alla Provincia di Roma, si riscontra che nel 2008 la criminalità degli stranieri è diminuita del 7,6% nel Lazio e del 15,3% in Provincia di Roma, nonostante in entrambi i contesti sia intervenuto un aumento della popolazione straniera residente di circa il 15%.Sir