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Immigrazione: card. Lojudice, non investire in “grandi parcheggi”
L'arcivescovo delegato della Conferenza episcopale toscana interviene sul tema dell'accoglienza ai migranti: "Immigrazione non può più essere sinonimo di emergenza"
Immigrazione non può più essere sinonimo di emergenza. Non c’è dubbio che il problema esista e che, giorno dopo giorno, stia diventano sempre più grande, ma è anche vero che trattare i flussi migratori solo con l’ottica emergenziale rischia di non mettere bene al centro di ogni sforzo i diritti degli uomini, donne e dei bambini che ogni giorno arrivano nel nostro paese.
Non basta a mio avviso dire li abbiamo accolti. Occorre in uno sforzo congiunto tra istituzioni, chiesa e società civile, capire come questa accoglienza sia veramente a misura di uomo e come si possa favorire una reale integrazione di queste persone.
Non penso sia utile investire solo su dei grandi parcheggi- come li chiamo io – di tante persone che non hanno più nulla e che fuggono dai loro paesi.
Molti centri di prima e seconda accoglienza rischiano di diventare solo delle gabbie senza una vera integrazione e senza quello spirito di umanità e vicinanza che deve animare ogni azione nell’accoglienza.
La Chiesa dal conto suo è da sempre in prima linea su questo. Penso allo sforzo di tutte le diocesi italiane e in particolare di quelle della Toscana.
In Italia – fonte il ministero dell’Interno dal 1 gennaio a oggi sono 114.604 i migranti arrivati nel nostro paese. L’anno scorso nello stesso periodo erano 58.990. Numeri record.
A questo dato dobbiamo aggiungere quello ancora più preoccupate di Save The Children che evidenzia come siano oltre 6000 i minori migranti arrivati soli in Italia via mare nei primi 6 mesi dell’anno, il doppio rispetto all’anno precedente. Sono oltre 20.600 presenti in Italia ad aprile, di cui 4 mila fino a 14 anni.
Nella nostra regione al 31 agosto 2023 sono presenti 7759 persone nei centri di accoglienza di diversa natura e 1178 nei centri SAI. In totale sono 9557.
Insomma un crescendo di numeri che nascondono la storia e la vita di migliaia di uomini, donne e bambini che hanno un nome, tante sofferenze, ma anche una speranza e ai quali dobbiamo garantire un futuro che vada oltre il “parcheggio” in una struttura.
Possono essere tante le iniziative da mettere in campo come quella di Chiusi dove in una struttura sequestrata alla mafia verranno accolti a breve trenta migranti.
Benissimo. Ma ripeto, oltre ai luoghi e alle persone, sono importanti le modalità dell’accoglienza, anche nel rapporto con la comunità, coinvolgendola e preparando ogni situazione. Mi viene da dire che questa accoglienza va fatta anche con il cuore.
Non si può pensare di catapultare in una realtà grande o piccola un centro di accoglienza per migranti senza avere coinvolto i cittadini, senza averli informati e formati. Senza questo passaggio non possiamo parlare d’integrazione, ma solo di emergenza.
Ma non basta a tutelare questa umanità sofferente. Il nostro Paese, la nostra regione da sempre sono un simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione. Occorre uno sforzo di tutti su questo.
Non solo carte bollate, ma la necessaria presenza di persone qualificate, preparate accanto ai migranti. Solo così potremo gestire questo nuovo fenomeno socio economico che sta cambiando il volto della nostra storia e delle nostre comunità.
*cardinale, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, delegato Cet per le migrazioni