Italia

IMMIGRAZIONE: APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE PER UNA «GIUSTA» RIFORMA DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA

Una “giusta” riforma della legge sulla cittadinanza “in tempi brevi” con procedure facilitate per i minori figli di genitori stranieri soggiornanti in Italia da almeno tre anni, senza la rinuncia alla cittadinanza di origine (come avviene per gli italiani all’estero), e senza condizionamenti “da criteri di censo e di reddito”: è questa l’articolata proposta di Caritas italiana, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Migrantes, Fondazione Centro Astalli e Acli, presentata oggi a Roma con un appello ai parlamentari, in vista della discussione, prima alla Camera e poi al Senato, della nuova proposta di legge. I promotori dell’appello ricordano che in Italia (al 1° gennaio 2006) vivono 585.000 minori di origine straniera, di cui 350.000 nati in Italia. Minori che “sono senza dubbio una grande risorsa per il Paese ma potrebbero anche costituire un problema se in loro il sentimento di appartenenza alla società italiana verrà ostacolato”. Per questo chiedono che la riforma “rafforzi e privilegi la tutela della famiglia dei minori stabilmente dimoranti sul territorio italiano” e “che non venga esteso oltre il limite di tre anni il requisito del preventivo regolare soggiorno in Italia dei genitori”.

Le associazioni cattoliche auspicano, in particolare, “che al positivo inserimento del minore nel nostro Paese, anche se nato all’estero, corrispondano adeguate modalità di attribuzione della cittadinanza già prima del compimento della maggiore età” e siano anche disponibili “procedure facilitate di naturalizzazione nei primi anni dell’età adulta”. Dai dati diffusi nel corso della conferenza stampa risulta che le acquisizioni di cittadinanza in Italia sono aumentate progressivamente, passando dai 3500 casi del 1991 ai 19.266 nel 2005. Ma riguardano appena lo 0,6% della popolazione straniera residente, una delle cifre più basse tra i Paesi europei. Il caso italiano dimostra una prevalenza delle acquisizioni per matrimonio con un cittadino italiano (l’84% sul totale delle acquisizioni, ossia 138.104 dal ’92 al 2005). La restante percentuale è stata per “naturalizzazione” ossia dopo 10 anni di residenza continuativa.

I neo cittadini italiani provengono in maggioranza dall’Europa (Albania, Romania e Polonia) ma il maggior numero di acquisizioni è dal Marocco. Anche Brasile, Cuba e Argentina hanno numeri alti, seguiti dalla Federazione Russa. Prevale l’acquisizione per matrimonio, soprattutto da parte di donne straniere sposate con cittadini italiani (da Cuba il 99% dei casi), mentre gli uomini diventano cittadini italiani soprattutto per naturalizzazione. Il paradosso della legge sulla cittadinanza attualmente in vigore è che i nati in Italia da entrambi i genitori stranieri risultano come minorenni stranieri (mentre le nascite sono raddoppiate dal ’93 al 2005) e quindi “non acquisiscono automaticamente la cittadinanza italiana”. I ritardi della burocrazia e il malcostume italiano (soprattutto da parte dei proprietari delle case che affittano in nero agli stranieri per cui diventa impossibile comprovare la residenza) rendono complicatissima la pratica.

Sir