E’ inconcepibile affidare l’accoglienza in Italia delle persone addette alla collaborazione familiare ed ai lavori di cura alle persone, ormai quasi tutte provenienti dall’estero, al sistema dei flussi’, che si basa sull’assunzione dei lavoratori quando questi sono ancora nei Paesi d’origine: lo dice la Federcolf, braccio sindacale dell’Api-Colf, associazione di ispirazione cristiana cui aderiscono oltre 10 mila colf, di cui oltre la metà straniere. In occasione del recente XIV Congresso nazionale si è detto, a questo proposito che a prescindere dall’ipocrisia di questa scelta, poiché tutti sanno che la quasi totalità delle domande di assunzione riguarda in effetti persone già presenti in Italia, essa è incongrua: nessuno può assumere una persona con cui dovrà condividere l’abitazione e il vitto, e cui dovrà magari affidare i figli o i genitori, senza averla prima conosciuta. Secondo la Federcolf, pertanto, va consentito un permesso di soggiorno di almeno tre mesi per ricerca di occupazione, purché venga opportunamente garantito il sostentamento durante questo periodo e il rimpatrio nel caso di persistente inoccupazione. Api-Colf e Federcolf si sono dette d’accordo sull’ingresso legittimo in Italia per chi cerca lavoro oltre alla regolarizzazione per tutti i collaboratori e collaboratrici che oggi lavorano in Italia.Sir