Toscana

Immigrati, sempre di più nonostante la crisi

di Francesco Paletti

Più forte della  recessione e della crisi che ha colpito alcuni dei più importanti distretti industriali della regione. L’immigrazione in Toscana continua a crescere, nonostante la congiuntura economica negativa e per la prima volta supera «quota» trecento mila. Secondo il Dossier Statistico Immigrazione, l’annuale rapporto realizzato da Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, infatti, gli immigrati residenti sul territorio regionale alla fine del 2008 sono 309.651, il 12,4% in più rispetto ai dodici mesi precedenti. Un incremento significativo, soprattutto perché avvenuto in un anno particolarmente difficile per l’economia regionale, benché inferiore sia a quello medio nazionale (13,4%) che a quello registrato fra il 2006 e il 2007 quando gli immigrati residenti sul territorio regionale aumentarono di oltre un sesto. Nessuna flessione, dunque, ma «l’effetto crisi» c’è stato e, probabilmente, si farà sentire ancora di più alla fine di quest’anno.

Emblematico, al riguardo, il caso di Prato, la provincia che, insieme a quella fiorentina, costituisce uno dei tradizionali bacini d’inserimento, occupazionale e non, degli stranieri «toscani» ma anche uno dei distretti economici maggiormente colpiti dalla congiuntura economica negativa: qui, infatti, nel 2008 gli stranieri sono aumentati di appena il 3,5%. «La recessione ha avuto un effetto meno dirompente rispetto alle previsioni perché quella straniera è ormai una componente strutturale della popolazione regionale e la sua crescita dipende solo in parte dall’andamento dell’economia e dalle opportunità occupazionali – spiegano gli esperti del Dossier –: proprio per questo la popolazione immigrata non ha subito alcuna diminuzione ma ha soltanto rallentato il ritmo d’incremento».

La fotografia dell’immigrazione toscana è stata scattata mercoledì mattina a Firenze durante la presentazione regionale del rapporto di Caritas e Migrantes, cui sono intervenuti anche il vescovo ausiliare del capoluogo Claudio Maniago e l’assessore regionale alle politiche sociali Gianni Salvadori.

L’appuntamento, che si è svolto in contemporanea in 27 diverse città italiane, è stata l’occasione per tratteggiare gli sviluppi più recenti della presenza straniera sul territorio regionale. Che, come hanno sottolineato i redattori del Dossier «nel 2008 ha visto proseguire quel processo di redistribuzione della popolazione immigrata verso la costa, un’area tradizionalmente secondaria, quanto a capacità attrattiva, rispetto alla cosiddetta “Toscana dell’Arno”, compresa fra Arezzo e Pisa e che ha in Firenze e Prato i principali bacini d’inserimento».

Le presenze. Nel 2008, infatti, gli incrementi percentuali più elevati sono stati realizzati a Massa Carrara e Grosseto (17,5% in entrambe i casi), seguite da Livorno (16,2%), Siena (15,8%) e Lucca (15,4%). Quelli meno marcati, invece, hanno riguardato il capoluogo (10,9%) e, soprattutto, come detto, Prato. Nonostante ciò, quella laniera rimane la provincia toscana con la più elevata incidenza percentuale d’immigrati residenti (11,8%), seguita da Firenze (9,6%) e Siena e Arezzo (entrambe 9,5%).

L’occupazione. Dai 195mila del 2007 ai quasi 210mila dell’anno successivo: i lavoratori stranieri continuano ad aumentare a testimonianza di un bisogno del mercato del lavoro regionale che la crisi ha attenuato ma non certo sopito se è vero che ogni 100 occupati registrati all’Inail ben 16 sono immigrati. Il fenomeno è particolarmente evidente a Prato, dove la manodopera straniera copre oltre un quinto (il 22,2%) dei lavoratori regolarmente assicurati, ma anche a Grosseto (19,7%), Arezzo (18%), Firenze (17,2%) e Siena (16,5%).  Per quanto riguarda i singoli comparti del tessuto produttivo regionale, la manodopera straniera è particolarmente numerosa nelle costruzioni (16,8%), nei servizi alle imprese (15,7%) e nei settori alberghiero e della ristorazione (12,1%). Gli impiegati nel lavoro di cura, invece, risulterebbero pari al 4,4%, «ma questo dato è severamente sottostimato perché – come hanno evidenziato i redattori del Dossier – di circa due terzi dei lavoratori di questo settore non si conosce la regione in cui operano».

Le rimesse. In flessione, invece, il volume di risorse monetarie inviato in patria dagli immigrati «toscani» attraverso i canali ufficiali (banche e money transfert) che, nel 2008, hanno spedito ai familiari rimasti in patria circa 851mila euro, l’1,9% in meno rispetto all’anno precedente. Una diminuzione che risente soprattutto del dato negativo di Prato (-7,3%), la provincia da cui parte circa la metà (48,9% nel 2008) delle rimesse spedite dalla Toscana, per quanto il  segno meno abbia riguardato anche i territori di Massa Carrara (-14,8%) e Pistoia (-3,7%).

Le provenienze. Su cento immigrati residenti in Toscana, oltre la metà (58,8%) sono europei, circa un quinto (19,1%) asiatici, il 15,3% africani e il 6,7% americani. Rispetto al recente passato cambia poco la geografia delle provenienze degli immigrati «toscani» nonostante l’ingresso nell’Unione Europea di Romania e Bulgaria, avvenuto all’inizio del 2007, che ha  consentito l’emersione dall’irregolarità dei cittadini originari di questi Paesi. Il fenomeno è stato particolarmente evidente per la collettività romena, più che raddoppiata (da 21.604 a 51.763 residenti) nello spazio di dodici mesi. Conseguentemente cambia la graduatoria delle gruppi nazionali più numerosi presenti sul territorio regionale: quello con il maggior numero di cittadini iscritti in anagrafe, infatti, è divenuto quello romeno (20,8%) seguito dalla comunità albanese (20%), dai cinesi (8,4%) e dai marocchini (7,8%).

Le religioni. Secondo la stima del Dossier quasi la metà degli immigrati residenti in Toscana (49,4%) è di confessione cristiana e circa un terzo (32,4%) musulmano. Assai meno rilevante, almeno dal punto di vista quantitativo, la quota coperta dalle altre religioni con i buddisti che si fermano all’1,6%, gli induisti all’1,5%, gli animisti allo 0,5% e gli ebrei allo 0,2%. Al riguardo, «la sfida per il presente è certo quella della convivenza interreligiosa ma anche del ialogo ecumenico – concludono i redattori del Dossier – se è vero che oltre un quarto (26,5%) degli stranieri residenti è cristiano di confessione ortodossa e più di un sesto (17,9%) cattolico, mentre i protestanti sono il 3,8%».

Salvadori: cittadinanza, voto e lingua«Non abbiamo inventato nulla di nuovo con la legge regionale sull’immigrazione. Ma soltanto formalizzato alcuni valori e principi dai quali è impossibile prescindere per governare un fenomeno non più provvisorio, ma strutturale e organico. La legge è la visione di un futuro». È stato l’assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori a chiudere la presentazione della XIX edizione del Dossier Caritas/Migrantes 2009 sull’immigrazione, mercoledì scorso nell’auditorium del Consiglio regionale, a Firenze.

Cittadinanza, diritto di voto, insegnamento della lingua italiana. Sono questi per l’assessore i nodi sui quali lavorare per favorire un reale processo di interazione. «Lo straniero deve poter definire le regole della comunità in cui vive. La concessione della cittadinanza è ormai irrinunciabile: il 10% dei ragazzi che studiano nelle nostre scuole non possono non sentirsi cittadini. Il diritto di voto è l’altro elemento che può evitare la differenziazione tra cittadini di serie A e di serie B. Infine la lingua. L’italiano deve diventare la lingua comune e non solo a scuola ma anche in famiglia». Secondo Salvadori è arrivato il momento di considerare l’immigrazione «non come un fenomeno provvisorio, ma strutturale, organico e definitivo. I dati del Dossier lo dimostrano. Anche in un momento di crisi come questo i flussi non sono diminuiti. Si stima che entro 20 anni in Toscana ci saranno 8 milioni di stranieri, senza contare le seconde generazioni».

Nelle scuole arriva la «seconda generazione»Oltre tre quarti degli alunni stranieri iscritti alle scuole materne, quasi la metà alle elementari e circa un sesto alle medie inferiori. È soprattutto fra i banchi di scuola che assumono visibilità la cosiddetta «seconda generazione», costituita dagli studenti stranieri nati in Italia: un fenomeno in netta crescita se è vero che è nato sul territorio nazionale più un terzo (35,8%) degli oltre 49mila studenti stranieri «toscani» iscritti all’anno scolastico 2008/2009. I valori più alti, come detto, si registrano nelle scuole di grado inferiore: è nato in Italia, infatti, il 74,7% dei bambini stranieri iscritti alle materne e il 45% di quelli che frequentano le elementari.

Più basse, invece, le incidenze percentuali alle medie (17,2%) e soprattutto alle superiori (5,9%), «come è logico attendersi – spiegano i redattori del Dossier – da un territorio che in cui l’immigrazione ha assunto un carattere strutturale in tempi relativamente recenti». Per quanto riguarda i singoli contesti provinciali, gli studenti di «seconda generazione» sono particolarmente numerosi nella provincia di Prato dove sfiorano la metà (49,5%) di tutti gli stranieri iscritti, ma anche a Firenze (39,9%) e a Pisa (37,7%). All’estremo opposto della graduatoria, invece, Grosseto (19%) e Livorno (26%), le due province in cui gli alunni immigrati nati in Italia realizzano l’incidenza più bassa. In generale ogni cento alunni iscritti alle scuole della Toscana, dieci sono immigrati.

Del tutto particolare, ancora una volta, il caso di Prato che, con un alunno straniero ogni sei iscritti (16,4%), è la seconda provincia d’Italia (dopo Mantova) per incidenza percentuale di studenti immigrati. Ma valori significativamente al di sopra della media regionale sono raggiunti anche ad Arezzo, Siena (entrambe 11,8%), Firenze (11,5%) e Pistoia (10,3%).

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