Italia
Immigrati, dal Papa l’invito a superare l’intolleranza
“L’intolleranza ha osservato Marchetto si manifesta anche nell’esclusione sociale degli stranieri o dei non nazionali, nella discriminazione contro di essi nel mondo del lavoro, in ciò che riguarda gli alloggi e la sanità e nell’interazione di vario tipo con la società civile”. Non va nascosto, ha aggiunto, “il ruolo importante dei mass-media e la grande responsabilità che essi hanno. Il modo in cui si espongono di fatto le stesse notizie può incoraggiare, magari anche senza volerlo, la crescita della tolleranza e della mutua accettazione, oppure, dare origine o fornire esca a fenomeni di razzismo o xenofobia”.
“Un fenomeno strutturale”. Non bisogna dimenticare, ha proseguito il sottosegretario del Pontificio Consiglio, padre Michael Blume, che “le attuali migrazioni non sono un fenomeno marginale, che esige solo risposte di emergenza, ma risultano essere un fenomeno strutturale che coinvolge moltissime nazioni e incide profondamente nella vita sociale, culturale e religiosa degli Stati di partenza e di arrivo”.
“Le retoriche anti-razziste”, secondo padre Blume, non sono sufficienti per combattere efficacemente l’intolleranza e la xenofobia che si diffonde in molti paesi. La vera scommessa è quella della carità: “Scommettere sulla carità erode la xenofobie e le sue manifestazioni più dure nel razzismo”. E’ un impegno che coinvolge le comunità cristiane e che “passa per diverse tappe: dalla tolleranza al rispetto e a un’autentica interculturalità'”.
Scongiurare lo “scontro di civiltà”. A chi sostiene che gli attuali flussi migratori alimentano “un conflitto di civiltà” in atto tra cristianesimo e islam, Marchetto ha replicato che tale conflitto non va considerato “inevitabile”: “Questo scontro si può evitare e va evitato”. Bisogna, ha s ottolineato Marchetto, “tenere presente nelle nostre analisi questa preoccupazione dello scontro che è presente in alcuni settori dell’opinione pubblica”. Ma occorre anche richiamare “i principi di reciprocità domandando ai nostri fratelli dell’islam di farsi avvocati presso le proprie autorità dei diritti di libertà di religione, di coscienza e di culto”. Il vescovo ha ribadito che “la grave responsabilità morale di chi divide’ l’umanità si situa non soltanto nella inesprimibile sofferenza inflitta a persone innocenti, ma ancor più nel fatto che essa va contro il disegno che Dio ha stabilito per l’umanità sin dall’inizio”.
Le emigrazioni, ha spiegato il segretario del Pontificio Consiglio, sono una sfida all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. Per questa ragione sarà presto pubblicato un aggiornamento del documento sulla cura pastorale dei migranti che risale al 1967. Il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti contribuisce al dialogo ecumenico anche attraverso le relazioni con le altre chiese cristiane. Ad esempio, è già stato annunciato che al congresso mondiale sulle migrazioni, che si terrà l’anno prossimo, interverranno anche i rappresentanti delle altre confessioni cristiane.